Angelo Tardino si è recato questa mattina di buon ora in casa del fratello Diego a Licata con l’intenzione di compiere una strage. E’ questa la convinzione degli investigatori che sottolineano come l’autore dell’eccidio avesse con sè ben tre armi, tutte legalmente detenute. Una Beretta cal. 9 con la quale ha prima ucciso il fratello e la cognata Alessandra, un altro revolver che ha utilizzato per assassinare i nipoti Alessia di 15 e Vincenzo di 11 anni, e una terza pistola che ha infine rivolto contro di sè per togliersi la vita mentre era al telefono con i carabinieri che stavano cercando di convincerlo a costituirsi.
L’arma con cui si è sparato, infatti, è diversa da quella usata poco prima per sterminare la famiglia di suo fratello: oltre a Diego Tardino, la moglie Alexandra Ballacchino e i figli Alessia e Vincenzo. Pistole detenute legalmente, ma pur sempre in piena efficienza che aveva pronte all'uso mentre andava a discutere con il fratello, probabilmente della vecchia e irrisolta questione dei terreni da dividere. Su questo aspetto si concentrano le indagini della Procura di Agrigento, che ha aperto un'inchiesta sulla strage avvenuta stamattina a Licata, in contrada Safarello, dove si trovano la casa di campagna e l'azienda agricola di Diego Tardino, che è stato la prima vittima della follia omicida del fratello maggiore. Tra i due fratelli sarebbe scoppiata l'ennesima violenta lite per questioni di spartizione delle aree coltivate. A questo punto, Angelo Tardino ha estratto la prima pistola, una Beretta calibro 9×21, e ha fatto fuoco contro il fratello Diego. Con un'altra arma ha ucciso gli altri familiari, la cognata e i nipoti: il corpo di Vincenzo è stato trovato sotto il letto, l'undicenne era ancora avvolto in una coperta.
Possibile che la decisione di sparare sia stata presa all'improvviso, al culmine della lite. Ma le tre pistole lasciano aperta la porta anche ad altre ipotesi, ad un delitto già ipotizzato prima. Ma allora perché uccidere anche gli altri, compresi i due nipoti minorenni? I militari stanno interrogando gli altri parenti dell’omicida e delle vittime per cercare di ricostruire con chiarezza il contesto in cui è maturata la strage familiare. Dopo avere fatto la strage, Angelo Tardino è scappato. Ma a mettere sulle sue tracce i carabinieri è stata sua moglie. A quel punto, vistosi braccato, piuttosto che consegnarsi ai carabinieri, piuttosto che dare spiegazioni alla giustizia e alla famiglia, l'uomo ha deciso di farla finita, mentre era al telefono con i militari dell'Arma. Per spararsi alla tempia, dopo essere salito in auto e avere raggiunto via Mauro De Mauro, ha usato però un'altra arma, una pistola a tamburo di marca Bernardelli. Perché? Forse questa pistola era nel cassetto dell'auto? Gli inquirenti sono alla ricerca della verita su questa tragedia maturata tra i campi e le serre di Licata.(Gds.it)