Pubblicato il: 05/08/2014 alle 10:57
La strategia silente che ha caratterizzato gli ultimi anni di Cosa nostra sembra finita. Secondo la relazione al Parlamento della Direzione investigativa antimafia bisogna dunque prepararsi a contrastare “possibili derive di scontro”.
La Dia sottolinea la necessità di un esteso impiego di indagini patrimoniali per scardinare “il rapporto tra Cosa Nostra e pezzi significativi dell'economia locale. Tale legame alimenta il potere mafioso, contamina la dimensione socio-culturale del territorio frenandone lo sviluppo e impedendo l'evoluzione verso un moderno sistema di governance”.
Il contrasto a Cosa Nostra deve continuare, inoltre, attraverso “l'offensiva investigativo-giudiziaria nei confronti delle famiglie al fine di impedirne un riconsolidamento delle strutture su più stabili basi”.
E fra le pagine del report che analizza il fenomeno mafioso della provincia di Caltanissetta, gli analisti della Dia mettono in evidenza l'ascesa di giovani mafiosi a capo di clan emergenti, dopo i duri colpi inflitti con arresti e condanne.
“PATTO D'AFFARI FRA COSA NOSTRA E LA STIDDA”
Nel Nisseno, secondo la Direzione investigativa antimafia, continua a regnare il patto di non belligeranza tra Stidda e Cosa Nostra. “La convivenza – è scritto nella relazione – attestate nelle rispettive aree di influenza, ha caratterizzato anche nel presente semestre la realtà criminale della provincia di Caltanissetta. Non si registrano infatti cambiamenti nell'articolazione territoriale così come nelle prestabilite logiche di ripartizione dei profitti derivanti dalle attività illecite”. La geografia mafiosa, dunque, non muta. Invariata con i mandamenti di Vallelunga Pratameno – feudo del capomafia Piddu Madonia – quello di Mussomeli che racchiude il Vallone e il versante sud con Gela e Riesi.
“GIOVANI AL COMANDO DI CLAN MINORI IN ASCESA”
“Dunque l'accordo tra le due espressioni mafiose si conserva valido e la pressione sul territorio si concretizza in varie forme delittuose. Cosa Nostra gelese mantiene una propria espressione identitaria. Sul territorio di influenza si registra, tra l'altro, la presenza di alcuni gruppi minori, di debole struttura, ma soggetti alla leadership di giovani legati, in alcuni casi, da vincoli di parentela con personaggi organici alla consorteria mafiosa.
“ESTORSIONI, TRAFFICO DI DROGA E USURA FONTE DI BUSINESS DELLE COSCHE”
Il dossier della Dia inoltre spiega che “la coertazione e le intimidazioni costituiscono lo strumento principale per prelievi forzosi o per condizionare processi decisionali finalizzati all'impiego di finanziamenti pubblici. Oltre ad estorsioni e usura, principali fonti di approvvigionamento, persistono lo spaccio e il traffico di sostanze stupefacenti attraverso il ricorso a personaggi terzi e canali di rifornimento attivi in altre aree territoriali”.
“MAFIOSI PREOCCUPATI DALLA RIBELLIONE DI ISTITUZIONI E SOCIETA' CIVILE”
Il documento elaborato dalla Direzione Investigativa Antimafia analizza anche “una crescente insofferenza delle organizzazioni mafiose verso l'azione di contrasto posta in essere dai corpi istituzionali e nei riguardi dell'impegno legalitario di cui sono protagonisti settori della società civile e segnatamente la locale Confindustria. Le azioni intimidatorie in danno dei soggetti più in vista dell'associazionismo, ponendosi in una luce diversa rispetto alla strategia di inabissamento finora adottata, sono oggetto di particolare attenzione da parte degli organi investigativi e giudiziari al fine di verificare quali siano le finalità perseguite”.