Pubblicato il: 10/01/2014 alle 13:56
Emerge la presenza della mafia che conta dalle indagini della procura di Caltanissetta a carico di Paolo Farinella, l’imprenditore nisseno al quale la Dia ha sequestrato imprese e beni immobili per un valore di 45 milioni di euro dislocati tra Caltanissetta, Palermo e provincia, Roma, Livorno e Catania.
L’inchiesta della Direzione investigativa antimafia (Dia) di Caltanissetta starebbe mettendo in luce, in particolare, i rapporti di complicità, interessi comuni e presunte connivenze con uomini d’onore come lo scomparso boss di Mazara del Vallo, Mariano Agate, fornitore del calcestruzzo per i lavori stradali sulla strada statale 115 e al porto (appalto da 12 milioni di euro); o come Calogero Cangialosi, il cui figlio sarebbe stato assunto in una delle aziende dell’imprenditore nisseno. Grazie a queste referenze, Farinella avrebbe avuto agganci importanti anche all’interno di Anas e Ferrovie dello Stato per l’aggiudicazione e l’esecuzione di appalti. Assume un particolare significato, nell’intera indagine, il sequestro del latifondo Mimiani, in territorio di Caltanissetta, da sempre emblema dello strapotere mafioso. Cosa nostra aveva fatto latifondo un luogo di latitanza: sarebbe stato utilizzato per nascondersi anche da Bernardo Provenzano. Era pure una riserva di caccia, di ristoro e di divertimento per molti boss.
In particolare a Farinella sono stati sequestrati 5 società aventi ad oggetto lavori edili in esecuzione di appalti pubblici con sedi a Gangi , Palermo, Livorno e Roma; 2 ditte individuali, aventi ad oggetto le coltivazioni agricole con sede rispettivamente a Caltanissetta e Gangi; quote sociali di tre società, due delle quali aventi ad oggetto lavori edili in esecuzione di appalti pubblici con sede a Palermo e Catania, e di una ad oggetto coltivazioni agricole con sede a San Cataldo; l’intera proprietà di 25 fabbricati siti nelle province di Caltanissetta e Palermo; terreni per un’estensione complessiva di circa 150 ettari situati nelle province di Caltanissetta e Palermo; numerosi rapporti bancari intrattenuti presso sette diversi Istituti di credito dislocati su tutto il territorio nazionale.
Il procuratore Sergio Lari l’ha definito “un importante successo professionale e morale e una soddisfazione personale per chi, come me – ha detto in conferenza stampa – combatte la mafia giorno dopo giorno”. “Dopo il sequestro dei beni all’imprenditore Pietro Di Vincenzo – ha evidenziato il pm Nico Gozzo – quello di oggi e’ tra i sequestri piu’ cospicui in Italia, la cui importanza giudiziaria e il cui significato vanno ben al di la’ dei numeri gia’ rilevanti”. “Numeri che nel contrasto al fenomeno mafioso e ai patrimoni illeciti – e’ stato fatto notare – portano a 410 milioni il valore dei beni, tra sequestri e confische, sottratti dalla Dia alla mafia nel distretto di Caltanissetta ed Enna negli ultimi due anni, sotto il comando del colonnello Gaetano Scillia”.