Pubblicato il: 13/11/2019 alle 18:27
Una cena che gli ha cambiato la vita per aver mangiato carne infetta. Ecco il racconto di Eduardo De Filippos sulla sua pagina Fb
"Un anno fa”
Era il 31 ottobre in compagnia di amici decidevamo di andare sull'Etna, andare in montagna per "staccare" la spina un pò…per svagarsi, anzi per disintossicarci.
Furono due giorni molto rilassanti, due giorni convissuti con banchi di nebbia che nemmeno al Nord si vedono, con gite fuori porta alla ricerca del pistacchio di Bronte o dell'amico Melo.
Nel mezzo di quei due giorni ci fu una cena che a pensarci bene dopo ha cambiato la mia vita. A Linguaglossa.
A Linguaglossa esiste una macelleria storica, un posto ben frequentato alle pendici dell’Etna, dove la carne doc la fa da padrone. Uno arriva, guarda dal banco macelleria cosa vuole cenare, sceglie e via.
Ecco io ho fatto questo, ho visto ed ho scelto cosa cenare. Una tartare di carne come antipasto ed un grigliata di carne. Fin qui tutto normale. Anzi per certi versi anche troppo.
Non l’avessi mai fatto (direbbero quelli che non credono al destino), troppo facile.
Invece doveva andare proprio così.
Da questa premessa nasce la mia nuova vita.
Eh si, dal 31 ottobre 2018 tutto è cambiato, perché quella tartare di carne era contaminata da un piccolo minuscolo impercettibile virus chiamato campylobatteriosi, la trasmissione di ciò è avvenuta tramite la carne di pollo. Sarà stato un coltello mal pulito, di sicuro una manipolazione umana, resta il fatto che da li è scaturito tutto.
Un anno fa,
Il 9 Novembre alle 3,35 del mattino ero “accartocciato” in posizione fetale tenendomi entrambe le gambe perchè i dolori che avevano erano disumani, scosse nervose, pulsazioni, crampi, e calore improvviso. Potrei descriverli oggi minuziosamente, decisi insieme a costanza di chiamare colui che vive più di notte che di giorno, il mio amico Federico, per andare in Ospedale. Arrivai all'ospedale alle 4,30 circa del mattino lì mi fecero il primo prelievo per capire i valori se erano nella norma. Risultava un valore definito PCR, è una proteina rilevabile nel sangue prodotta dal fegato e facente parte delle cosiddette proteine di fase acuta, un gruppo di proteine sintetizzate durante uno stato infiammatorio, fuori dalla norma. Considerato che il valore normale è 0>1mg/L, io avevo 4,45 mg/L.
Alle 10 del mattino dall’Ospedale mi dimettono dicendo che questo valore era una normalità avendo avuto fino a qualche ora prima delle linee di febbre, mi fanno un antidolorifico per cercare di diminuire i dolori alle gambe, che continuavano ad aumentare nel frattempo, e mi mandano a casa.
Dal 9 al 13 Novembre cerco disperatamente una spiegazione clinica a tutto ciò, faccio visite, prendo farmaci, ma soprattutto prendo dei sonniferi perché non riuscivo a chiudere gli occhi per i forti dolori acuti agli arti inferiori. Il virus infatti stava facendo il suo corso, mangiandosi la guaina dei nervi periferici che abbiamo all’interno del nostro corpo. Con la mia famiglia dopo aver consultato un internista mi ricoverano in Clinica per quattro notti, dove vengo sottoposto ad esami generali (Tac-Esami del Sangue-Radiografie ecc). In quei giorni, chi mi aveva sotto cure mi imbottisce di cortisone, piano piano le mie mani gonfiavano, avevo difficoltà a fare anche la pipì, ma per loro era tutto normale. Tutto…
Il 17 Novembre mi dimettono dalla Clinica con una diagnosi che parla di Polimialgia ed ispessimento della pleura polmonare. Anche li la frase fu: torna a casa due giorni ed è tutto ok. Io premetto che avevo già le prime fatiche nello stare in piedi da solo.
Tornai a casa, per non sentire i dolori mi immersi nella vasca da bagno con l’acqua bollente. E’ l’unica cosa che ricordo con gioia di quel periodo, l’acqua calda mi dava sollievo.
Il 18 Novembre non mi sono alzato più.
La malattia aveva colpito tutto il sistema inferiore del mio corpo, non muovevo più le gambe. Arrivai al Policlinico Paolo Giaccone al pronto soccorso, mi misero su una sedia a rotelle ad attendere il mio turno, da li presi coscienza che io con quella sedia dovevo conviverci, li ti passano mille flash mentali, non sai cosa sta accadendo, ma più che altro hai la consapevolezza che tu essere umano non puoi fare niente per cambiare le situazioni.
Al pronto soccorso c’era il dottor Piccione, mi rimase impresso il nome perché è nota a voi tutti la mia fobia verso i piccioni, il quale disse questa frase: o lei ha tutto o lei non ha niente. Ecco.
Mi mandarono in Neurologia, (cosa che nessun altro aveva pensato di fare in precedenza) e li un giovane dottore specialista mi ha salvato la vita.
Mi ricoverano d’urgenza, mi prendono i riflessi con il martelletto e subito capiscono che il mio corpo non rispondeva più, subisco due esami importanti la rachicentesi e l’elettromiografia.
La rachicentesi chiamata anche puntura lombare, per poter estrarre il liquor cefalorachidiano, che scorre nel canale midollare della colonna vertebrale, negli spazi subaracnoidei e nei ventricoli cerebrali, mi viene fatta davanti a circa 35 studenti da un grande Professore. Il liquor conferma che trattasi di Polinevrite Assonale Haman Trasversale – famiglia Sindrome Guillan Barre.
L’elettromiografia invece non solo conferma che i nervi periferici non rispondono alle scariche elettriche dolorosissime che mi inviavano, ma certifica che bastavano altre due ore ed andavo in arresto cardiorespiratorio, perché il nostro amico batterio era arrivato già ai polmoni.
Inizio subito le cure, 6 flaconi al giorno di immonoglobuline, cortisone.
Nel frattempo vengo, con un dolore atroce, cateterizzato.
Dopo un paio di ore perdo il tono muscolare in tutto il corpo, non ho più il controllo dei polsi, mi si chiudono le dita di mani e piedi…
Per rispondere al telefono sfruttavo la lunghezza del mio naso…in senso fisico ovviamente. È lungo, utile!
Io ancora oggi ci penso, penso a come deve essere stato per gli altri, per voi tutti, per la mia famiglia, vedermi li nel letto in compagnia di “Semolino”, noto signore sulla 90ntina abbandonato dai figli, e Mimmo abitué del Policlinico.
Non so nemmeno dove ho trovato la forza per rialzarmi dal letto al secondo giorno di degenza, tramite un girello tutto sgommato che non voleva curvare.
Non lo so, so che ero cosciente che era cambiato tutto. Che di sicuro ci voleva tempo, giorni, mesi, anni.
La consapevolezza di non poter tornare a casa mia l’ebbi subito dopo il colloquio con il Professore che mi disse: <<ascoltami bene qui non sappiamo come reagirai, come reagirà il tuo corpo, se recupererai del tutto o in parte o per nulla.>>
Convocai i miei amici fisioterapisti e dottori: il messaggio era chiaro, dicevano tutti che potevo farcela ma alla fine dovevo incoraggiarli io dimostrando giorno dopo giorno che realmente potevo farcela.
Avevo tutti pronti ad incoraggiarmi, ma credo che molte volte, come detto prima, ero io ad incoraggiare voi. Vi vedevo entrare in stanza con sguardi stralunati, vi vedevo mettervi un sorriso falso o di circostanza e vi vedevo andare via un pó storditi e tristi.
Da Palermo mi trasferirono a Cefalù, Ospedale Giglio.
Era il 29 Novembre. Un mese e mezzo di degenza dedicata alla fisioterapia, sforzi disumani conditi da momenti di follia pura.
A Cefalù si è compiuto quello che era giusto compiersi.
Con fatica e determinazione, grazie agli operatori del comparto riabilitazione, i fisioterapisti specializzati, i neurologi della struttura abbiamo iniziato un percorso che mi ha permesso di alzarmi dal letto da solo il 3 gennaio del 2019.
Il 31 Gennaio, mi dimettono da Cefalù dopo aver superato tutti gli esami previsti. Clinicamente guarito.
Da lì sono seguiti mesi di lavoro a Palermo con la mia fisioterapista Lia e Roberta ed il mio fisiatra Marco.
La mano sinistra si è aperta a fine aprile, quella destra, ancora, fa un po’ le bizze…
Il mio stomaco non funziona bene, il danno neurologico rimane per adesso.
Porto ancora adesso, ovviamente, i segni di tutto ciò, la riabilitazione è lunga, ma il grosso è stato fatto.
– Più di 700 pagine di cartella clinica
– circa 20 visite specialistiche
– 1360 ore di fisioterapia
– 40 ore di chinesiterapia
– 30 trasfusioni di immunoglobuline
– 30 punture allo stomaco
– 365 giorni che non mangio più il pollo ed i suoi simili (nemmeno fritto)
– 2 sedie rotelle brandizzate dalla Cgil (vedi a cosa servono i sindacati…)
Sono stato in cura e lo sono, in alcuni casi tuttora :
– 2 fisiatra
– 1 andrologo
– 1 gastroenterologo
– 1 psicologo
– 12 fisioterapisti
Ed oggi 9 Novembre 2019 alle 3,52, dopo aver bevuto un buon gin tonic, ho voluto raccontare pubblicamente per la prima volta minuziosamente questo storia un anno dopo.
Nell’era della comunicazione social, dove tramite un post si possono trasmettere emozioni, sensazioni, opinioni e scambi di idea, stanotte ho raccontato la storia che mi ha coinvolto, che ha coinvolto gli affetti più cari, che ha unito ancor di più i miei amici, che ha toccato molti di voi, l’ho fatto perché, anche se sicuramente ancora oggi non ho realizzato tutto ciò che è successo, con queste parole, gettate li in una notte “difficile”, voglio, lo faccio con il cuore, essere di auto per chi oggi si abbatte facilmente o possa passare un periodo non positivo.
Bisogna sempre credere in se stessi ed affrontare tutto con la consapevolezza di farcela, perché nel bene o nel male, fin quando il cuore continua a battere bisogna sempre lottare per la cosa più bella che ci è stata donata: la vita!
Fottiti campylobattery.
Noi non abbiamo MAI mollato!"