Pubblicato il: 12/03/2024 alle 10:45
“Un’operazione particolarmente rilevante non solo dal punto di vista quantitativo ma anche qualitativo. Da un lato l’operazione agisce sul traffico di stupefacenti che costituise la prima fonte di denaro di Cosa Nostra ma anche perché dà uno spaccato della pericolosità della mafia sul territorio di Gela”. Così il procuratore capo di Caltanissetta Salvatore De Luca nel corso della conferenza stampa di questa mattina sulla operazione antimafia della polizia che ha portato all'emissione di 55 misure cautelari. “Gela – ha continuato De Luca – ha una sua specificità su tutto il territorio regionale ma anche nazionale. Un territorio dove vi sono due famiglie mafiose, Rinzivillo ed Emanuello e in più la Stidda. Le tre compagini criminali hanno un’intesa, una pax mafiosa ormai da tempo e questo è anche merito delle forze dell’ordine perché quando le organizzazioni mafiosi sentono la pressione da parte dello Stato tendono a compattarsi. L’altro punto che desta da un lato preoccupazione e dall’altro l’efficienza dello Stato sono le armi. Il territorio del distretto registra una quantità di armi assolutamente maggiore di qualunque altro territorio nazionale. Nel corso di questa operazione è stato sequestrato un ordigno esplosivo per quanto artigianale, nonché sia dalle dichiarazioni di un collaboratore che dalle intercettazioni, emerge la dispobilità di uno degli indagati di un kalashnikov, che usato da persona che sa come usarlo può anche bucare una autovettura blindata. Emergono altresì le disponibilità di pistole e un fiorente mercato delle armi. Bastano a quanto pare 2.500 euro per avere un kalashnikov. Uno dei soggetti di maggiore caratura dell’operazione è Giuseppe Tasca, reggente della famiglia Rinzivillo, un soggetto che ha espiato decine di anni di carcere. Questo conferma ulteriormente ciò che è stato detto in numerose altre occasioni. Che tranne eccezioni rarissime da Cosa Nostra non si esce perché c’è una sub cultura mafiosa e l’orgoglio di appartenere a Cosa Nostra. Ci sono soggetti che dopo anni di carcere, uscendo, riprendono le attività sul territorio. Anzi qualora vengano arrestati soggetti di livello non apicale, scontando anni di carcere senza battere ciglio e senza collaborare, escono con un titolo in più. E’ il caso di Giuseppe Tasca. Abbiamo indizi per ritenere che egli sia divenuto il reggente della famiglia Rinzivillo di Gela. Questa operazione conferma che Cosa Nostra non è mafia liquida, non è un comitato di affari. Sì, fa gli affari, ma c’è una riserva di violenza nel Dna dell’associazione che è pronta ad entrare in azione qualora le normali attività economiche non siano sufficienti. La riserva di violenza è sempre presente e Cosa Nostra non può che ribadirla se vuole affermarci come associazione criminale. Da tutto il quadro generale emerge una Cosa Nostra che fa affari, tratta droga, ha disponibilità di armi e delibera di uccidere se necessario e anche per manifestare la sua potenza. Vi è anche oggi però la piena presenza dello Stato. Abbiamo il controllo del territorio e lo dico con orgoglio. Spero che, tenuto conto delle priorità dell’ufficio che rappresento, impegnato come è noto a 360° sulle indagini delle stragi del ’92 e sul controllo attuale del territorio, non manchino le risorse per far fronte a questo duplice impegno, assicurare l’incolumità dei cittadni e cercare di accertare quello che è successo nel ‘92”.