Michele Vecchio, primario di Neurologia dell’ospedale Sant’Elia di Caltanissetta, è il nuovo presidente regionale della Società Italiana di Neurologia. Lo stimato professionista nisseno è stato eletto all’unanimità nel corso del congresso della storica, e prestigiosa, società scientifica che si è svolto al policlinico Vittorio Emanuele di Catania. Michele Vecchio succede a Placido Bramanti, ordinario dell’Università di Messina e direttore scientifico dell’Irccs Bonino Pulejo, che ha svolto l’incarico per due mandati consecutivi.
Dottore Michele Vecchio un incarico prestigioso che la vede a capo di una importante società scientifica
Sono veramente emozionato per questa responsabilità che mi è stata data dalla comunità scientifica dei neurologi siciliani, con indicazione da parte del presidente nazionale della Società Italiana di Neurologia, il professore Gianluigi Mancardi. La società rappresenta una vera e propria istituzione scientifica nel panorama nazionale e internazionale, essendo riferimento di tutti i neurologi. Nella nostra comunità sono presenti eminenti figure del mondo della ricerca che pongono la neurologia italiana tra le migliori a livello mondiale, con tutte le sfide che stiamo affrontando e che ci apprestiamo ad affrontare per il nostro futuro. Ieri è stata una giornata per me importante perché a questa elezione ha voluto partecipare anche l’istituzione rappresentata al suo più alto livello dall’assessore Ruggero Razza. Una persona che ho apprezzato molto e che penso possa realizzare quello spirito di cambiamento di cui tutti noi abbiamo bisogno. Razza arrivava alla fine di una estenuante nottata della giunta dove era stato esitato il bilancio, e all’interno del quale vi sono gli strumenti economico-finanziari che ci consentiranno di fare veramente un grosso passo in avanti per la Sanità siciliana. Dentro c’è la risposta di salute che dobbiamo dare ai nostri cittadini, la risposta da dare a tutte le altre regioni. L’assessore mi è sembrato molto motivato, giovane ma giuridicamente preparato e all’altezza ma soprattutto in grado di recepire le istanze dei professionisti. Il mondo della Sanità non può andare avanti senza l’apporto determinante di chi ci lavora. Io intendo naturalmente i medici, gli infermieri, il personale sociosanitario, il personale amministrativo, perché tutti insieme devono concorrere al processo finale per determinare una sanità di qualità. L’attenzione che l’assessore ha voluto dare ai professionisti si materializzerà in quello che è uno dei compiti della Società Italiana di Neurologia cioè quello di stare all’interno delle istituzioni, nei tavoli tecnici dove si affrontano le tematiche operative su come risolvere i problemi di salute della nostra popolazione. L’assessore ha garantito alla nostra società una presenza costante. Noi saremo lì, vigileremo e daremo i consigli per cercare di sbagliare il meno possibile.
La neurologia è una delle branche più importanti della medicina, qual è la sua importanza nella società del terzo millennio?
Tutte le discipline sono importanti. Semmai sono i numeri che pongono la neurologia in evidenza. L’ictus cerebrale per esempio è la seconda causa di morte, la prima causa di disabilità e la terza causa di demenza. E’ una situazione che ci pone nella necessità di dare delle risposte a queste sfide. Lo stroke (ictus cerebrale) porta alla ridefinizione della disciplina neurologica verso l’emergenza-urgenza. L’assessore Razza ha come obiettivo primario la costituzione delle reti tempo-dipendenti. Nella rete ospedaliera sono già state disegnate le stroke unit, ce ne saranno quattro di Hub, cioè di primo livello, che sono Palermo, Caltanissetta, Catania e Messina. All’interno della Stroke Unit il paziente viene portato in area di emergenza, viene sottoposto ai controlli, agli esami neuro radiologici, da lì poi si sceglie se praticare la terapia endovenosa o la terapia interventistica, con dei team molto specializzati, disponibili h24, in modo tale da garantire una uniformità delle risposte. Cioè non è possibile che l’ictus cerebrale che arriva a Milano ha un certo tipo di risposta con out come positivi in termini di mortalità e disabilità e mentre se dovesse avvenire a Petralia Sottana o a Mussomeli o a Gela questo non accade. E questo comporta uno sforzo organizzativo enorme. Cioè significa che noi dobbiamo, nell’ambito delle normative regionali, disegnare dei team di professionisti multidisciplinari che, con risorse adeguate, consentiranno questo tipo di sistema, naturalmente collegato con il 118 che deve sapere esattamente dove portare il paziente. Lo stroke è stato dunque il primo impegno assunto dall’assessore e noi saremo lì a garantire che tutte le figure, neurologo, neuroradiologo, neuroradiologo interventista, medici dell’emergenza e del Dea, siano tutti partecipi a questo tipo di attività. La neurologia in questo momento, oltre allo stroke, non può tenere in secondo piano ciò che ci vede impegnati nella ricerca, per esempio la sclerosi multipla dove siamo un’eccellenza in Italia e nel mondo, la demenza, per la quale tra poco arriveranno nuovi farmaci, e saremo in grado di determinare con grande anticipo la diagnosi precoce. Ma vi sono altre malattie che hanno aspetti clinico sociali come la cefalea, di cui soffrono milioni di persone. Entro quest’anno arriveranno dei farmaci nuovi che sono la rivoluzione in questo ambito. L’epilessia, un grande problema, che dobbiamo riportare a dignità. Quindi anche lì tavoli tecnici, e selezione di professionisti che devono garantire risposte sicure. Le linee guida saranno un altro obiettivo che i tavoli tecnici devono determinare anche perché ce lo impone la legge, ce lo impone la normativa medico-legale, la legge Gelli di riferimento, con protocolli a garanzia della sicurezza di noi stessi e dei pazienti.
Il suo è un incarico di livello regionale ma anche nazionale perché continuerà a confrontarsi ad altissimi livelli. Nel quotidiano continuerà a lavorare qui a Caltanissetta che è la sua città. Come si posiziona il nostro capoluogo a livello regionale?
E’ una domanda che mi emoziona un po’. Non è che io sono di Caltanissetta, io sono Caltanissetta, nel senso che sono nato qui, giocavo con le biciclette, con le fionde, facevamo le bande da bambini tra i singoli quartieri. Quindi questa è la mia città e questo mi impone una particolare attenzione e, soprattutto, ci metto la faccia per cui le risposte le devo dare. Oltre a confrontarmi con la direzione strategica io devo confrontarmi con i cittadini. Io vado a prendere il caffè in piazza, vado al supermercato, vado nei ristoranti e voglio che nessuno mi dica “tu parli e poi non facciamo niente delle cose che a noi interessano”. Quindi per me la mia città è il mio cuore. Noi abbiamo lavorato molto. La neurologia qui ha una storia. La storia è quella del dottore Avenia che l’ha fondata e io sono stato onorato di averlo conosciuto di essere stato un suo allievo. Sono primario da oltre 10 anni e in questi anni ho indirizzato il reparto verso un criterio di efficienza, di qualità, siamo al passo con tutte le cose che stanno succedendo nel mondo, facciamo le cure migliori per l’ictus, le migliori cure possibili per la sclerosi multipla, siamo Hub per la sclerosi multipla. Credo che la definizione di ospedale Hub, che il Sant’Elia merita, sia stata fondamentalmente legata alla presenza della Neurologia. Abbiamo necessità di fare funzionare meglio non solo la Neurologia ma tutto l’ospedale che in questo momento vive una crisi di fiducia, di abbandono. Spesso sento i singoli operatori che mi dicono che questo e quest’altro non va bene. Ciò crea sfiducia nel sistema e se sono sfiduciati gli operatori figuratevi i cittadini. Questo è un sistema che non ci deve avvilire ma ci deve dare maggiore motivazione per cambiare le cose. Mi pare che adesso abbiamo una cornice istituzionale regionale con un assessore che a me, ripeto, ha suscitato grande fiducia.
Lei è diventato primario giovanissimo, adesso è arrivato anche questo prestigioso incarico. Come si sente in questa fase della sua vita.
Io sono sempre uno che guarda al futuro. Sono sempre proiettato al futuro. Vivo pienamente la mia vita, lavoro, mi diverto a esercitare questa professione, che è la mia passione, faccio una vita come tutti gli altri, ho i miei hobby, mi piace tanto il mare, la natura, le persone. Io vivo sempre a contatto con le persone, mi piace stare con le persone semplici, leggere le emozioni nei loro occhi, mi piace trasferire le mie di emozioni. Sono sposato, ho due figli meravigliosi, che purtroppo abitano fuori e questa è una realtà che riguarda molte famiglie e quindi mi sento partecipe del loro dolore. Ho una sensazione sempre sgradevole quando vado all’aeroporto di Catania per riaccompagnare i miei figli e insieme a me ci sono tantissime famiglie che accompagnano i loro. Questo è un fenomeno che spero nei prossimi 10-20 anni possa invertirsi. Non è possibile che la storia dell’emigrazione debba sempre dipingere le famiglie dei siciliani.