Pubblicato il: 18/09/2020 alle 13:53
Tre ricoveri in ospedale, lesioni, bruciature sul corpo e quelle cimici in casa che per mesi hanno registrato il pianto disperato del piccolo Evan, il bimbo di Rosolini soli 21 mesi morto all’ospedale Maggiore di Modica, lo scorso 17 agosto.
Nelle settimane precedenti all'omicidio, infatti, i carabinieri avevano piazzato delle cimici nella casa in cui avvenivano i presunti maltrattamenti, ma non le avrebbero ascoltate in diretta. Soltanto quindici giorni dopo, quando il piccolo era già stato ucciso, gli inquirenti hanno sentito i lamenti e il pianto disperato del bimbo, le urla della madre, Letizia Spatola del compagno, Salvatore Blanco, oggi in carcere per l'omicidio di Evan. Quelle intercettazioni ambientali, se ascoltante in tempo, avrebbero potuto impedire la morte del bimbo.
A dare la notizia ai microfoni di ‘Chi l'ha visto', è stato Natale Di Stefano, il legale della mamma: "Avevano fatto una perquisizione nel corso della quale avevano messo delle microspie. Ci sono state per 15 giorni intercettazioni ambientali non ascoltate dai Carabinieri". "Sono state ascoltate solo dopo la morte. Si è detto che la qualità dell'ascolto non era buona, ma io mi chiedo come lo diventa successivamente. Quell'ascolto avrebbe potuto dare un corso diverso agli eventi", conclude l'avvocato.
Il bambino di Rosolini era stato tre volte al pronto soccorso in poche settimane per gravi lesioni, prima di morire all'ospedale Maggiore di Modica il 17 agosto a causa delle percosse ricevute. Sul caso è aperta un'inchiesta per maltrattamenti e omicidio da parte della procura di Siracusa. Indagato per il solo reato di maltrattamenti è il padre naturale del piccolo Evan, che all'epoca dei fatti viveva a Genova. Secondo il fratellino del piccolo, ascoltato di recente in incidente probatorio, anche lui avrebbe avuto comportamenti ‘aggressivi' verso il figlioletto.