Pubblicato il: 21/02/2025 alle 14:53
Non so chi sia “Rombo di tuono” ma certo è un “traditore”. Non perché “magonzese” ma perché, a poche ore dal derby Sancataldese-Nissa, ha agito col volto coperto e “a tradimento”. La sua è una vera e propria provocazione. La storia, infatti, è solo un pretesto. Il vero duplice intento dell’autore della lectio magistralis è quello di vendicare gli striscioni ritenuti offensivi (naturalmente non cita quelli confezionati dalla tifoseria nissena) e di incendiare gli animi prima della partita.
Se avesse voluto offrire un contributo storico spassionato, “Rombo di tuono” non si sarebbe lasciato sfuggire castronerie come quella secondo cui “San Cataldo è una gemmazione di Caltanissetta e nasce da una colonia di nisseni”. San Cataldo, piuttosto, è nata nel 1607 con “licentia populandi” ad opera di Nicolò Galletti nel contesto dello sforzo baronale di ripopolamento delle campagne e di un ritorno alla terra. In questo senso San Cataldo è un centro di “nuova fondazione”. Che poi alcuni abitanti della vicina Caltanissetta si trasferirono a San Cataldo – come peraltro continuano giustamente a fare – fu dovuto alle agevolazioni di carattere economico, fiscale e giudiziario concesse dal Principe.
Nella sua ricostruzione parziale e inesatta della vicenda degli scontri del 1820, “Rombo di tuono” tace anche la circostanza che le truppe napoletane, una volta sconfitti i rivoltosi e dopo aver ripreso il controllo di Caltanissetta, realizzarono una spedizione punitiva contro i sancataldesi per quattro sabati consecutivi. Si trattò di attacchi sanguinosi, noti come “li sabatini di lu 1820”.
Come si legge in uno dei saggi raccolti in quel prezioso volume edito dal Centro Cammarata e da Lussografica nel 2002, “Un paese di nuova fondazione”, a cura di Cataldo Naro, “fu forte presso i nisseni il risentimento e il desiderio di vendetta verso gli abitanti di San Cataldo”. Appunto: risentimento e vendetta. Corsi e ricorsi della storia, verrebbe da dire…
In ogni caso, la vicenda storica non può essere banalizzata, ricondotta e assimilata a uno scontro tra tifoserie. Essa andrebbe semmai interpretata alla luce di un contesto generale più ampio e rispettoso della complessità degli eventi.
Comunque, nella speranza che il derby si svolga in modo assolutamente pacifico, conviene rinnovare la pace tra le due città. La stessa che, a metà dell’ottobre 1820, fu fatta quando il barone Benintende accolse l’offerta di pacificazione con queste parole: “La città di Caltanissetta dopo aver sofferto quel generale assassinio nello scorso mese di agosto si sarebbe astenuta di venire a disturbare i pacifici cittadini di San Cataldo, se i briganti non si fossero rifugiati nelle vostre mura e non avessero tentato assalti contro Caltanissetta. Ma poiché mi assicurate di averli cacciati e ci avete promesso che non li farete più entrare nel vostro paese, noi vi promettiamo che non verremo più a inquietarvi. Noi siamo confratelli e molte famiglie dei nostri sono imparentate con le vostre. E i nostri interessi sociali sono interamente legati ai vostri”.
Avvocato Antonino Falzone
A me personalmente non piace l’anonimato.
Ho chiesto più volte alla responsabile della testata….
A loro va bene così…Gigi Riva come lo definiva il giornalista della domenica sportiva deceduto che al momento non mi viene il nome
Gianni Brera….ricordato
A me personalmente non piace l’anonimato.
Dice “Pietro”.