Pubblicato il: 20/10/2022 alle 08:48
Ci abbiamo ragionato, ci abbiamo riflettuto, abbiamo deciso. In questo caso una decisione quanto mai sofferta e rinviata nel tempo, fino alla scadenza che ci siamo dati, il discrimine ultimo per varcare l’amaro confine tra l’indipendenza intellettuale e valoriale e l'appartenenza ad una organizzazione politica strutturata: le elezioni dello scorso 25 settembre. I risultati sono sotto gli occhi di tutti e non intendiamo approfondire, almeno in quest’occasione, alcuna analisi o valutazione al riguardo; in ogni caso, ciascuno lo ha già fatto almeno secondo il proprio punto di vista politico. Le nostre valutazioni riguardano invece le ragioni che oggi ci inducono, almeno allo stato, a riflettere sulla nostra permanenza in quella che, sin dalla sua nascita, è stata la nostra casa: il Partito Democratico.
Non ne condividiamo l'attuale collocazione nel panorama politico del paese, scavalcati a sinistra e arginati al centro per la palese inadeguatezza e levatura politica del suo vertice, né, tantomeno, le misere strategie che da tempo lo hanno trasformato, persa la rotta, in un partito governista univocamente vocato alla conservazione della sua sempiterna classe dirigente ed ancora, e non ultimi, i temi che hanno contraddistinto una campagna elettorale basata sullo spauracchio, invero improbabile, di un ritorno al fascismo e, nel contempo, poverissima di contenuti e proposte in grado di affascinare e motivare la sua gente. E se queste sono le principali ragioni che ci hanno condotto ad un riesame della nostra lunga militanza attiva e ad attendere gli esiti per nulla scontati del prossimo congresso nazionale per capire se una diversa linea politica coerente con il nostro iniziale approccio ideologico e valoriale possa indurci ad un ripensamento, occorre rilevare come anche all'interno del circolo PD sancataldese si è giunti, a partire dell'elezione del presidente del consiglio comunale, ad una frattura insanabile.
E su questa vicenda rispetto alla quale tanto si è scritto e detto, è giunto il momento, a quasi un anno di distanza dalla seduta di insediamento del consiglio comunale, di fare definitiva chiarezza rompendo il nostro lungo prudente silenzio. Guidati da ragionamenti di natura esclusivamente politica, atteso che nessun pregiudizio di ordine personale è stato mai nutrito rispetto all’altro altrettanto ed indiscutibilmente valido candidato, proposto, al pari di Bonsignore, al gradimento dell’opposizione, abbiamo nella circostanza sostenuto ed avallato alla luce del sole la candidatura a presidente del consiglio di uno dei due aspiranti alla carica indicati al consiglio comunale dalla coalizione di maggioranza, piuttosto che di un altro.
Ebbene ritenevamo e continuiamo a ritenere che l’elezione di Bonsignore a presidente del consiglio, peraltro e per inciso consigliere eletto da indipendente tra le fila del PD, rispondesse all’esigenza di non compromettere gli equilibri di rappresentanza nell’istituzione comunale raggiunti tra le forze dell’originaria coalizione ed a quelli successivamente intervenuti a seguito dell’apparentamento, raggiunto senz’altro a pretendere, con altra forza civica. E, non di secondario rilievo, rispondesse ancora all’opportunità di offrire dignità politica all’unica componente della compagine di maggioranza, seppure minoritaria ma storicamente rappresentativa della sinistra sancataldese, altrimenti priva di qualsivoglia rappresentanza istituzionale. E se non la comprensione di questo ragionamento politico all’interno del locale circolo PD che, una volta sventata la gratuita cessione di una primazia conquistata sul campo, si è profuso in editti di scomunica, ci ha confortati la comune visione di larga parte del consiglio comunale.
Ma quando certi strappi, che invece di mantenere la loro valenza squisitamente politica e di conseguenza essere trattati come tali e soprattutto nelle sedi a ciò deputate, rischiano di riverberarsi anche sulla già di per sé complicata attività amministrativa cui siamo stati chiamati a cooperare, occorre prenderne atto. Ed è il divergere della nostra visione di partito rispetto a quella dell’attuale giovane irruenta dirigenza del locale circolo, ancorata, a nostro giudizio, a logiche di natura apertamente settaria, che ci ha convinti che le fratture sul piano politico non consentano più alcuna possibile convivenza tra due sensibilità oggi divise da un profondo incolmabile solco e ci inducono, anche in questo caso, a prendere le distanze da ogni attività posta in essere dalla stessa dirigenza da quella fatidica prima seduta del consiglio comunale, a partire dal nostro mancato coinvolgimento nei processi decisionali e nelle iniziative consiliari.
Concluso il tempo del prudente silenzio e delle speranzose attese, abbiamo dunque deciso di riacquistare la nostra legittima dignità ed agibilità politica e di tornare in campo ancora una volta sotto l’egida di PRIMAVERA SANCATALDESE, offrendo il senso di una scelta, di per sé dolorosa e travagliata, che ripercorre la storia della nostra anima politica, da oltre un decennio a questa parte saldamente radicata nella comunità politica sancataldese, e confermando nel contempo, determinati più che mai, l’impegno che ci siamo assunti davanti alla nostra comunità e le conseguenti derivanti responsabilità. Continueremo pertanto ad offrire il nostro leale ed incondizionato sostegno al nostro sindaco ed alla sua amministrazione attraverso lo sperimentato ed autorevole contributo del gruppo consiliare CENTROSINISTRA SANCATALDESE al quale da oggi fa riferimento la vicesindaco Marianna Guttilla.
PER PRIMAVERA SANCATALDESE
GIANFRANCO SCARCIOTTA
MARIANNA GUTTILLA
MAURIZIO LOMBARDO
CATALDO FASCIANELLA
FRANCO GUTTILLA
SALVATORE CITRANO