Pubblicato il: 14/07/2014 alle 09:08
Lo scorso 7 luglio l’Amministrazione comunale ha aperto le porte di alcuni istituti scolastici per accogliere i bambini che si erano iscritti alla colonia estiva. Le attività del 2014 prevedono, fino al 1 agosto, gite alla villa comunale, al palazzetto dello sport e, addirittura, due uscite settimanali per recarsi al Parco Acquatico locale. Non si è conclusa la prima settimana di attività che già sono stati messi in evidenza alcuni aspetti critici legati soprattutto al numero di animatori, ritenuto sproporzionato rispetto alla mole di bambini da seguire e la grossa responsabilità che incombe su queste figure nonostante i genitori abbiano autorizzato le uscite firmando una delega.
Questa è la lettera che abbiamo ricevuto da due genitori, Francesco e Maria Rosa Cassaro, il cui figlio è stato “dimenticato” all’Acquapark senza che alcun animatore si accorgesse dell’assenza.
“Avvicinandosi l’estate con la chiusura della scuola materna, come tutti i genitori, ci siamo posti il problema di cosa far fare ad un bambino di tre anni e, fra le tante offerte di privati, ci è sembrato più sicuro e più affidabile un asilo, sotto forma di colonia estiva, gestita dal comune e che opera nelle scuole comunali della città. In tutta fretta, quindi, abbiamo preparato gli incartamenti e pagato la retta per il cosiddetto “Summertime” o, come stato ribattezzato quest’anno, “Strummula” certi di affidare nostro figlio nelle mani competenti e adeguate, di maestre ed educatori.
Ci siamo a breve ritrovati con un bambino piagnucolante e abbiamo attribuito questo stato di cose semplicemente alla capacità di adattamento di nostro figlio ma, invece, alla base c’era molto di più.
C’era, in contorno a questa situazione, una disorganizzazione generale con bambini “parcheggiati” senza materiale ludico-didattico e con l’assistenza di animatori e dolcissime bidelle che potrebbero fungere da nonne ma che, purtroppo, non avevano i mezzi per far passare il tempo ai piccoli.
Dal terzo giorno siamo stati informati delle attività esterne che organizzava la colonia e, alla domanda che abbiamo rivolto alla struttura sull’esplicita richiesta di intervento dei genitori, ci è stato risposto che non occorreva: bastava versare una quota assicurativa e una liberatoria.
Così, muniti di zainetto, tovaglia, acqua, costume e ciabattine, i bimbi – circa 40 – sono stati divisi dalla scuola in due autobus – in base all’età – e portati al parco acquatico di Caltanissetta.
Peccato che, quel giorno, c’erano diversi gruppi organizzati, colonie, il grest organizzato dallo stesso parco e una serie infinita di altre persone che, con o senza bambini, affollavano ulteriormente il parco.
Abbiamo in seguito scoperto che erano solo tre animatori e forse una quarta collaboratrice, per circa 40 bambini e, considerato che una buona parte di essi era costituita da bambini dell’età di mio figlio, è innegabile come la situazione fosse davvero poco gestibile.
I bambini – a detta loro (degli animatori della Strummula) – si sono sparpagliati nelle varie vasche, e poi, richiamati nell’area pic-nic per la merenda.
Qualcosa evidentemente è sfuggito loro di mano, perché nostro figlio si è allontanato dal gruppo e, per fortuna, avvicinato da una sua compagna di scuola materna, che era lì con la propria mamma.
Gli animatori, dopo aver chiamato a raccolta i bimbi con l’altoparlante, nominando la scuola di provenienza, si sono incamminati nei vari pullman lasciando lì nostro figlio.
Il mezzo con i bambini più piccoli, è partito, mentre il successivo, ha subito un ritardo, perché uno dei bambini più grandi, aveva smarrito la tovaglia.
Cercando così quest’ultima, l’animatore, si è accorto che nostro figlio era ancora lì.
Il lasso di tempo che intercorre fra le due cose è ciò che rende ancora più grave l’accaduto: sono passati circa tre quarti d’ora.
Per fortuna siamo stati tempestivamente avvisati dalla mamma della compagna e all’arrivo della responsabile abbiamo chiesto a lei di mettere firma perché non desideravamo più che nostro figlio potesse essere ricondotto a scuola da persone che avevano dimostrato una tale negligenza, incompetenza e irresponsabilità nei confronti di un bambino di tre anni.
Nel tempo trascorso, ad un bambino così piccolo, poteva essere successo di tutto, in un ambiente così vario, vasto e pericoloso, in quanto dotato anche di attrazioni e piscine, non adatte ad un bambino più piccolo.
A noi, è finita bene, ma non certo grazie alla struttura comunale che era per noi genitori sinonimo di sicurezza e garanzia.
Fra le varie giustificazioni che le persone responsabili ci hanno fornito, mi è stato detto perfino che “tanto nostro figlio non si sarebbe mai tuffato in piscina perché responsabilmente quella mattina, aveva bagnato solo i piedini ed era uscito”.
Ma noi dobbiamo far affidamento sulla maturità di un bambino di tre anni e non su quella delle persone preposte a prendersene cura?
Ma chi tutela noi genitori che, per problemi familiari, di lavoro o personali, siamo “costretti”, ad affidare i nostri figli nelle mani di perfetti sconosciuti che dopo tre giorni, non ricordandone nemmeno i visi come da loro specificato, li portano indistintamente a fare delle attività che non sono consone e che non possono essere gestite da loro nel migliore dei modi?
Ciò che più fa rabbia in questa storia, è che si sono trovati mille giustificazioni, mille scusanti, e che nemmeno una di esse fosse plausibile. E’ stata addirittura data la colpa alla mamma che l’ha accolto e se né è preso cura, in maniera dolcissima e amorevole.
Questo è vergognoso!
Vorremmo capire chi tutela i nostri interessi di genitori e chi tutela i nostri figli.
Vorremmo capire, perché non si usano i mille modi che si hanno a disposizione per evitare che fatti così gravi succedano.
Vorremmo sapere perché non c’è attenzione e vigilanza su queste iniziative.
Vorremmo sapere, da genitori, perché è successo un fatto talmente grave.
Adesso nostro figlio è sereno ma, nonostante tutto, ha capito ciò che stava accadendo e ha capito che l’asilo lo aveva dimenticato in piscina.
Con tutto ciò, non vogliamo ,ne creare allarmismi, ne tantomeno fare di tutta l’erba un fascio, ma semplicemente che si facesse luce sull’accaduto, affinché cose come queste non accadano più”.