Pubblicato il: 17/01/2024 alle 10:03
(Vincenzo Falci, Giornale di Sicilia) Quattro ergastoli per la faida mafiosa di Riesi. A cui sono andati ad aggiungersi altre due condanne e un clamoroso colpo di spugna al «fine pena mai» rimediato in primo grado da un settimo imputato. Così, al processo d’appello «De reditu», in questo troncone incentrato su cinque omicidi e tre falliti agguati nel Riesino.
Carcere a vita, ora come allora, per il capo di Cosa nostra a Riesi, Pino Cammarata, il fratello, Francesco Cammarata, il loro cugino, Gaetano Cammarata e il boss di Mazzarino, Salvatore Siciliano.
Confermate pure le condanne per il terzo dei boss Cammarata, Vincenzo – fratello di Pino e Francesco – già assolto per un omicidio e che s’è visto confermare adesso 18 anni per mafia, così come immutata è rimasta la pena, 16 anni di carcere, per il riesino Giovanni Tararà (difesi dagli avvocati Vincenzo Vitello, Maria Teresa Pintus, Eugenio Rogliani e Sara Luiu).
Dagli inferi all’eden, invece, il cinquantatreenne, pure lui riesino, Franco Bellia (assistito dagli avvocati Carmelo Terranova, Davide Anzalone e Giada Faraci) condannato in primo grado all’ergastolo e ieri sera assolto. Era e, chiaramente, rimane in libertà. Sono alla sbarra, per questo secondo passaggio in aula, per rispondere, a vario titolo, dei delitti di Angelo Lauria, Michele Fantauzza, Pino Ferraro, Gaetano Carmelo Pirrello, Andrea Pirrello – messi a segno tra il marzo del 1992 e il settembre del ’98 e, poi, i tentati omicidi di Salvatore Pirrello, Tullio Lanza e dello stesso Salvatore Pasqualino, tra il 1997 e il ‘98. Agguati che sarebbero stati voluti dal clan Cammarata.
E ai loro familiari, ventiquattro in tutto (assistiti dagli avvocati Walter Tesauro, Maria Giambra, Boris Pastorello, Giovanni Vetri, Paolo Testa, Antonio Gagliano e Vincenzo Salerno) parti civili insieme al Comune di Riesi (avvocatessa Annalisa Petitto), già in Assise sono stati riconosciuti provvisionali – da un minimo di diecimila a un massimo di cinquantamila euro – e il diritto al risarcimento dei danni da stabilire in un procedimento dedicato. Il verdetto è stato emesso a tarda sera dalla corte d’Assise d’Appello presieduta da Maria Carmela Giannazzo che ha accolto, eccezion fatta per Bellia, il teorema del sostituto pg Gaetano Bono.