Pubblicato il: 01/10/2016 alle 14:51
“Non ce la faccio piu'”. Lo ha detto Vincenzo Morso, 60 anni, latitante da due settimane e indagato nell'ambito dell'omicidio di Davide Di Maria, quando si e' costituito stamane presso il commissariato di Chiavari. L'uomo e' stato arrestato dalla squadra mobile di Genova in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Ferdinando Baldini su richiesta del pm Silvio Franz che coordina l'inchiesta. L'accusa nei suoi confronti e' di detenzione e porto abusivo di arma da fuoco clandestina in concorso: sua la pistola semiautomatica marca Bernardelli, calibro 7,65 cn matricola abrasa e in cattivo stato, trovata nell'abitazione di Molassana, teatro del delitto avvenuto lo scorso 17 settembre. La pistola, una delle due presenti nell'appartamento dove e' stato ucciso Di Maria, e' stata utilizzata, secondo quanto riferito dagli inquirenti, dal figlio Guido Morso per sparare un colpo, andato a vuoto, nei confronti della vittima, poi uccisa con una coltellata. Vincenzo Morso e' indagato anche per omicidio. Gli agenti della squadra mobile sono stati piu' volte vicini alla cattura, eseguendo diverse perquisizioni durante i quattordici giorni di latitanza di Morso. L'uomo stamane, dopo un iniziale diniego, ha ammesso di aver portato la pistola sul luogo del delitto. E' stato trasferito nel carcere di Marassi e per lui e' stato disposto l'isolamento. Nella stessa casa circondariale si trova il figlio Guido, accusato di essere l'autore materiale del delitto. Padre e figlio sono assistiti dall'avvocato Iavicoli. Ora gli investigatori stanno lavorando per ricostruire gli spostamenti di Morso durante la latitanza ed individuare eventuali soggetti – indiscrezioni parlano di una donna – che abbiano aiutato l'uomo a nascondersi e che ora rischiano l'accusa di favoreggiamento. Lunedi' e' atteso l'interrogatorio di garanzia per la convalida del fermo. Vincenzo “Enzo” Morso ha diversi precedenti penali ed gia' sotto processo per associazione mafiosa nell'ambito di un procedimento in corso contro il clan degli Emmanuello di Gela, istituito presso il tribunale di Caltanissetta e di cui e' ancora attesa la sentenza. IN COPERTINA: FOTO ARCHIVIO