Pubblicato il: 10/11/2022 alle 19:57
Quattro condanne all’ergastolo è la pena inflitta dalla Corte d’Assise di Caltanissetta, presieduta da Roberta Serio, ai responsabili dell’omicidio del trentottenne Salvatore Fiandaca, assassinato il 13 febbraio del 2018 nelle campagne di Riesi. Ergastolo con isolamento diurno per un anno per tutti e quattro gli imputati: il trentasettenne Gaetano Di Martino «Tanu Cantalanotti», il figlioccio, il ventiduenne Giuseppe Antonio «Lucignolo» Santino, il trentatreenne Pino Bartoli e il cognato, il trentunenne Michael Stephen Castorina, tutti di Riesi.
A loro (difesi dagli avvocati Vincenzo Vitello, Adriana Vella, Michele Ambra, Angelo Asaro, Ivan Trupia e Giovanni Maggio) la procura, rappresentata dal pm Davide Spina, ha contestato le ipotesi di concorso in omicidio aggravato dalla premeditazione e porto di armi. Secondo lo spaccato tracciato dall’accusa, Bartoli avrebbe condotto la vittima nella zona dell’agguato, un fondo di contrada Spampinato, nelle campagne di Riesi. Di Martino – con Santino – prima avrebbe accompagnato i sicari che poi, dopo il delitto, sarebbero tornati nel suo club per lavarsi con la benzina con l’intento di cancellare ogni traccia di polvere da sparo. Alla base dell’uccisione vi sarebbero state questioni di droga. Ma una sorta di collaborante – che ha diviso la cella con uno degli imputati, Di Martino in particolare, rivelandone poi sue presunte confessioni – ha anche avanzato l’ipotesi del movente passionale, oltre a sostenere che lo stesso Di Martino, sfogandosi con lui, si sarebbe accusato di quell’agguato chiamando pure in cause Santino, Bartoli e Castorina.
Alle richieste dell’accusa si erano rifatte anche le parti civili, assistite dagli avvocati Giovanni Pace e Walter Tesauro, alle quali è stata riconosciuta una provvisionale: 50mila euro per i quattro figli minorenni, la moglie, il padre e la madre e 30mila euro per il fratello e le sorelle.