Pubblicato il: 24/03/2023 alle 11:01
(Vincenzo Falci, Giornale di Sicilia) Un po’ come l’occhio del «Grande fratello» sull’efficacia e la coerenza dell’impiego delle risorse economiche a favore delle politiche di coesione in una scuola di frontiera. Sintesi del progetto di «Opencoesione» a cui ha aderito la quarta A classico del liceo «Ruggero Settimo» di Caltanissetta. Gli studenti, attenti osservatori, si sono impegnati nel monitoraggio di un considerevole finanziamento europeo in favore dell’istituto comprensivo «Vittorio Veneto» che ingloba quattro plessi, tutti nei quartieri tradizionalmente indicati come tra i più degradati e meno abbienti di Caltanissetta.
I ragazzi hanno svolto due tipi di indagine. Una prima documentale sugli atti messi a disposizione della scuola, una seconda basata sulla testimonianza diretta delle parti interessate al progetto come il personale scolastico, gli studenti, il parroco del quartiere Angeli e il sindaco. Il programma prevedeva più fasi e varie scadenze che dovevano essere rispettate. Ecco perché gli studenti si sono misurati con centinaia di dati forniti dalla scuola, raccogliendo parecchie interviste in giro per la città. Sono state effettuate diverse riprese video ed è stato tutto confezionato e inserito sulla piattaforma di «Opencoesione», per misurarsi con altre 190 istituti italiani che hanno aderito. Ultima data del progetto è il 9 maggio, non a caso in occasione della Giornata dell'Europa.
È ispirandosi al murales dell’artista Ligama, «la Cura», che i ragazzi del «Ruggero Settimo» hanno aderito all'iniziativa di open government , nata sotto lo slogan «verso un migliore uso delle risorse». Si sono rifatti al dipinto realizzato sulla parete, perché la scuola presa in esame, il «Vittorio Veneto», da sempre ha rappresentato “la cura”. Una vera e propria ancora di salvezza, uno scorcio di normalità e punto di aggregazione per i bambini del quartiere. E, peraltro, anno dopo anno, grazie alla passione dei dirigenti, degli insegnati e degli abitanti dello stesso rione, si è arricchita sia strutturalmente che umanamente.
Sì, perché il «Vittorio Veneto» è l'istituto più multiculturale della città. Conta, tra gli alunni, oltre dieci etnie diverse e sempre più va in direzione di un ruolo di polo di inclusione anche per le famiglie, con progetti che guardano alla salute, l'orto sociale, l'alfabetizzazione, la cultura, il recupero delle tradizioni e tanti altri ancora. E, in tal senso, dalle prove Invalsi è emerso che la ricaduta del progetto è stata particolarmente positiva. Lo hanno dimostrato le stesse verifiche degli alunni e, peraltro, è pure diminuito il tasso di abbandono scolastico.
Da una visione ad ampio spettro come, peraltro, hanno avvalorato le interviste al sindaco Roberto Gambino, alla dirigente scolastica Francesca Ippolito, al parroco don Alessandro Rovello, è emerso chiaramente come si stia tentando di supportare l’attività di integrazione e promozione dell’istituto «Vittorio Veneto» con iniziative a favore degli abitanti del quartiere con altri progetti. Tra questi, un campetto da calcio, il doposcuola in parrocchia e tanto altro ancora.
E, sempre su questo fronte, a una cinquantina di metri dalla scuola è nato, di recente, un singolarissimo museo del recupero e riuso trasformato in arte. È lo «Spazio Pitta», museo che rappresenta un faro, esattamente come il «Vittorio Veneto». E, in qualche modo, rivestono la stessa funzione, ossia attirare l'attenzione delle istituzioni sul quartiere e dimostrare che le diversità, se ben orientate, si trasformano in risorse per l’intera comunità.