Lo strapotere di Carmelo Bontempo, considerato il nuovo reggente di Cosa Nostra a Caltanissetta, era ormai noto tra gli ambienti criminali, tanto che anche il noto boss mafioso Giuseppe Dell’Asta sarebbe andato a chiedergli scusa per “l’insolenza” del figlio. E’ quanto emerge dall’ordinanza dell’operazione della Squadra Mobile “La Bella vita” che ha portato all’arresto del 43enne Bontempo e altre sei persone – Fabio Meli, 43 anni, Giovanni Puzzanghera, 44 anni, Francesco Zappia, 47 anni, Ivan Villa, 48 anni, Daighoro Iacona, 31 anni, Gino Gueli, 32 anni – accusati a vario titolo per associazione di tipo mafioso dedita alla commissione di estorsioni e al traffico di sostanze stupefacenti.
A raccontare al figlio della propria compagna del battibecco avuto tra Bontempo e Fabrizio, il figlio di Giuseppe Dell’Asta, è Giovanni Puzzanghera. Quest’ultimo raccontava che il Bontempo aveva incontrato Fabrizio davanti il Caffè Bella e, sentendosi rivolgere uno sguardo di troppo, aveva chiesto a Fabrizio come mai lo fissasse in quel modo “manco fosse un poliziotto o un carabiniere”. A quel punto Fabrizio aveva fatto presente a Bontempo che non doveva rivolgersi a lui a quel modo e Bontempo, facendo valere tutto il suo carisma criminale, aveva controbattuto che sarebbe stato capace di rivolgersi così anche a suo padre, il quale non gli incuteva alcun timore. Puzzanghera raccontava che Giuseppe Dell’Asta, dopo il racconto del figlio, aveva rintracciato Bontempo per scusarsi dell’accaduto visto che Fabrizio “era solo un ragazzo”.
Ma, sempre a dire di Puzzanghera, Bontempo non aveva voluto sentir ragione e aveva risposto a Dell’Asta che “prima di mettere in mezzo alla strada suo figlio Fabrizio, solo e senza l’accompagnamento dei genitori, doveva insegnargli un po’ di educazione ed evitare di rivolgergli sguardi maliziosi”. Puzzanghera puntualizzava che Bontempo aveva anche fatto presente a Dell’Asta che se lui e suo figlio si fossero azzardati a mancargli di rispetto avrebbe preso a fucilate lui, suo figlio Fabrizio, Salvatore Di Marca (detto 'u purrittaru) e Emanuele Bruzzaniti. Sempre secondo il racconto di Puzzanghera Dell’Asta a quel punto aveva mostrato un atteggiamento remissivo e aveva chiesto a Bontempo di non portargli alcun rancore.