Pubblicato il: 02/08/2018 alle 08:47
Da un lato la pm Elena Caruso che ha chiesto al Tribunale del riesame il riconoscimento dell’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa per l’ex capo dell’Ufficio tecnico del Comune di San Cataldo Paolo Iannello e dall’altro i suoi legali, gli avvocati Michele Micalizzi e Antonio Impellizzeri, a chiedere l’annullamento dell’ordinanza e la revoca degli arresti domiciliari per le accuse di corruzione. Davanti al riesame, ieri, è andato anche Davide Iannello, figlio di Paolo, e i suoi legali, gli avvocati Michele Micalizzi e Francesco Augello hanno chiesto la revoca dei domiciliari. Paolo Iannello era finito nei guai per corruzione – in merito ai presunti favori chiesti per far lavorare la nuora e far ottenere incarichi al figlio – e turbativa d’asta in merito all’affidamento del servizio rifiuti a San Cataldo. Il figlio è invece accusato solo di corruzione, ma per i difensori non ci sarebbero elementi sufficienti a reggere tali accuse. I giudici del riesame decideranno nelle prossime ore.
Per la pm Elena Caruso, invece, ci sarebbe stato anche un collegamento tra settori della pubblica amministrazione e Cosa nostra per interessi negli appalti pubblici; accusa che prima il gip e poi il riesame hanno respinto. Il riesame, pochi giorni fa, ha infatti respinto la richiesta di riconscere l’accusa di mafia all’imprenditore Liborio Lipari (difeso dall’avvocato Salvatore Pirrello), annullando anche quelle riguardanti l’episodio di corruzione riguardante i familiari di Paolo Iannello e quello della turbativa d’asta, confermando solo quella per un altro episodio di tentata corruzione.
(Vincenzo Pane, La Sicilia 1 agosto 2018)