Pubblicato il: 19/04/2014 alle 09:47
L'ultima operazione dei carabinieri di Palermo denominata Iago, che stanotte ha portato in carcere otto mafiosi del clan Porta Nuova, ha evitato una nuova guerra di mafia. Secondo gli investigatori, dal carcere, il boss Giovanni Di Giacomo avrebbe dato l'ordine al fratello Giuseppe Di Giacomo, ucciso lo scorso 12 marzo in via dell'Emiro prima di poter portare a termine il compito, di ammazzare alcuni esponenti mafiosi che si stavano organizzando per assumere il comando del mandamento dopo l'arresto del padrino di Porta Nuova Alessandro D'Ambrogio. Gli arrestati sono Marcello Di Giacomo, 46 anni, Vittorio Emanuele Lipari, 53 anni, Onofrio Lipari detto Tony, 24 anni, Nunzio Milano, 55 anni, Stefano Comandè, 28 anni, Francesco Zizza, 32 anni, Salvatore Gioeli, 47 anni e Tommaso Lo Presti, 39 anni.
Tre i delitti programmati quelli di Luigi Salerno, Giuseppe Dainotti e i fratelli Onofrio ed Emanuele Lipari. “Per questo è stato necessario intervenire – ha detto Pierangelo Iannotti, comandante provinciale dei carabinieri di Palermo – Abbiamo dovuto eseguire i provvedimenti di fermo perché l'ordine era già stato impartito. Un ordine esecutivo. Non c'era tempo da perdere”. E la scorsa notte gli otto, ritenuti affiliati al mandamento di Porta Nuova, sono finiti in manette. Le indagini sono state coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo.
Dal carcere i boss di Cosa nostra nominavano anche i vertici dei clan. Dopo la cattura del boss Alessandro Ambrogio, a capo della cosca di Porta Nuova, il successore – Giuseppe Di Giacomo, poi ucciso – sarebbe stato designato da una cella. A comunicare al predestinato la sua nomina a capo fu il fratello, Giovanni Di Giacomo, detenuto per scontare una condanna all'ergastolo e storico padrino.
Durante un colloquio in carcere col familiare avvenne l'investitura: “Ma poi c'è un'altra cosa che fuori non la sa nessuno, questa te la dico a te e a un certo punto dovrà venire fuori. A te ti abbiamo fatto noi altri (espressione che per gli investigatori indica i boss detenuti)”, dice Giovanni Di Giacomo, non sapendo di essere intercettato, al fratello Giuseppe.
“A lui – prosegue il boss alludendo a Gregorio Di Giovanni (vecchio mafioso di Porta Nuova ndr) – chi l'ha fatto? Nicchi? E chi l'ha autorizzato? E questi sono tutti abusivi, ricordatelo”. Ma l'investitura è destinata a suscitare presto risentimenti in mafiosi di rango che, scarcerati di lì a poco, non condividono la leadership del momento.
Il 12 marzo scorso Giuseppe Di Giacomo, infatti, viene ucciso in un agguato di mafia nel cuore del mandamento di cui era reggente. L'omicidio innesca nei familiari un incontrollabile desiderio di vendetta e Giovanni Di Giacomo e il fratello Marcello progettano di uccidere coloro che ritengono responsabili del delitto.
Questi gli arrestati: Marcello Di Giacomo, 46 anni, Vittorio Emanuele Lipari, 53 anni, Onofrio Lipari detto Tony, 24 anni, Nunzio Milano, 55 anni, Stefano Comandè, 28 anni, Francesco Zizza, 32 anni, Salvatore Gioeli, 47 anni e Tommaso Lo Presti, 39 anni.