Pubblicato il: 03/02/2025 alle 09:44
I finanzieri del Comando Provinciale di Palermo hanno dato esecuzione a un decreto emesso dal G.I.P. del
Tribunale alla sede (su richiesta della locale Procura della Repubblica), con cui è stato disposto il sequestro di beni e disponibilità finanziarie per oltre 10 milioni di euro nei confronti di due società (aventi sede una nella provincia di Palermo e l’altra nell’ennese) e dei rispettivi amministratori. L'ipotesi di reato è di frode nelle pubbliche forniture.
Il provvedimento giunge al culmine di un’indagine condotta dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria, che ha consentito di riscontrare significative irregolarità in relazione a numerose forniture di mascherine chirurgiche e/o dispositivi di protezione individuale (DPI), effettuate in favore del Dipartimento della Protezione Civile della Regione Siciliana (D.R.P.C.) nel periodo dell’emergenza da COVID-19.
Più nel dettaglio, è emerso che taluni imprenditori, approfittando della particolare contingenza e all’evidente fine di massimizzare i propri guadagni, avrebbero fornito al citato Dipartimento prodotti non conformi ai previsti standard di sicurezza, producendo a corredo documentazione viziata da gravi lacune e contraffatta.
In tale contesto, dopo i primi riscontri è stata avviata un’attività investigativa (caratterizzata dall’esecuzione di intercettazioni, oltre che da pedinamenti e analisi documentali) che ha portato, nel tempo, all’esecuzione di plurimi sequestri di dispositivi per un numero complessivo di circa 35 milioni.
Di questi, oltre 2 milioni sono riferiti a forniture realizzate dalle società colpite dalla misura in fase di
esecuzione.
L’operazione di oggi testimonia la costante attenzione e il perdurante impegno profuso dalla Guardia di Finanza, nell’ambito delle indagini delegate dalla Procura della Repubblica di Palermo, nel contrasto agli illeciti ai danni della Pubblica Amministrazione che incidono sulla qualità dei servizi forniti ai cittadini, mettendo a rischio, in taluni casi, la sicurezza e la salute degli stessi.
In attesa di giudizio definitivo, trova applicazione, per tutti gli indagati, il principio della presunzione di innocenza.