Pubblicato il: 17/08/2023 alle 11:30
(di Giacomo Andreoli, Il Gazzettino) In pensione a 63 anni con 30, 32 o 36 anni di contributi. Ci sono casi specifici in cui è possibile l'uscita anticipata dal lavoro senza rientrare per forza nel conto, tra anni anagrafici e di contributi, di Quota 103. Grazie all'Ape sociale ed altri strumenti, infatti, ci sono lavoratori, per lo più gravosi, che possono andare in pensione. Vediamo in quali casi è possibile e come fare.
Con la prossima legge di Bilancio si va verso la conferma dell'Ape sociale, ma è emersa anche la possibilità di un ampliamento della platea di chi ne beneficia. Lo strumento, poi, potrebbe anche aprirsi anche alle donne, proprio per ovviare all’addio a Opzione donna. Istituita dall'articolo 1, commi da 179 a 186, della legge di bilancio 2017, l'Ape sociale prevede un'indennità a carico dello Stato erogata dall'Inps, entro dei limiti di spesa, a soggetti in determinate condizioni previste dalla legge che abbiano compiuto almeno 63 anni di età e che non siano già titolari di pensione diretta in Italia o all'estero.
L'indennità è corrisposta, a domanda, fino al raggiungimento dell'età prevista per la pensione di vecchiaia, ovvero fino al conseguimento della pensione anticipata o di un trattamento conseguito anticipatamente rispetto all'età per la vecchiaia. In vigore sperimentalmente dal 1° maggio 2017 la scadenza, in seguito a successivi interventi normativi è stata prorogata fino al 31 dicembre 2023.
Ad accedere allo scivolo pensionistico a 63 anni è ad esempio un edile, lavoratore dipendente, che ha 32 anni di contributi, validi per l’accesso a una delle formule previste dall’Ape sociale. Negli ultimi 10 anni e per più di 7 anni, deve aver però svolto quel lavoro.
Anche chi ha percepito la Naspi, perché disoccupato, può chiedere di andare in pensione prima, sempre con l'Ape sociale. Può accedere a questo strumento chi si trovi nella situazione di disoccupazione, di invalidità per almeno il 74% o sia un caregiver. Per gli edili il rapporto la contribuzione richiesta in questo caso (cioè se diventano disoccupati) è pari a 30 anni. Il rapporto di lavoro, però, deve essersi concluso per licenziamento, dimissioni collettive o per giusta causa, risoluzione consensuale oppure per la conclusione del rapporto di lavoro a termine nei precedenti 36 mesi. Per accedere allo scivolo pensionistico, poi, il lavoratore deve aver smesso di prendere la Naspi da 18 mesi.
Bastano in generale 63 anni e 32 di contributi per i dipendenti delle imprese edili e affini, con codice Ateco 6.3.2.1.2 dell’Istat, e per i conduttori di impianti per la formatura di articoli in ceramica o terracotta, con codice Ateco 7.2.3.3. Per la corrispondenza del codice Ateco serve la presentazione all’Inps del modello AP 116 da parte dell’impresa.