Pubblicato il: 17/05/2016 alle 10:48
RUBRICA A CURA DI Silvia Cortese, veterinaria
Con l’arrivo della bella stagione ricominciano i problemi causati dalle ectoparassitosi (malattie portate da parassiti esterni come zecche, pulci, zanzare…). La miglior cura è una corretta prevenzione.
I proprietari di cani e gatti, che durante la stagione fredda hanno lasciato “scoperto dalla protezione” il proprio pet, non possono fare lo stesso durante la primavera ed estate.
Le numerose case farmaceutiche forniscono un gran numero di farmaci e repellenti in diverse formulazioni per poter proteggere cani e gatti (e per alcune patologie anche conigli e furetti) da più infezioni possibili.
Gli ectoparassiti, nella nostra calda isola, sono presenti durante tutto l’anno, in percentuale maggiore nel periodo che va da febbraio a ottobre. Tutti hanno la caratteristica, mentre succhiano il sangue, di rilasciare saliva mista ad una sostanza anestetizzante che non permette all’ospite di percepire la loro presenza sull’animale.
Scendendo nello specifico, tra i principali vettori o “portatori di malattie infettive” ci sono le zecche (artropodi appartenenti all’ordine degli acari) divisi in tre famiglie, parassiti ematofagi (si nutrono di sangue) di animali e uomo. Sono presenti in tutti i luoghi dove c’è della vegetazione adatta a farle sopravvivere. Sono attive quando la temperatura sale al di sopra dei 7°C, ma restano in vita anche a temperature più basse.
Questi parassiti possono ospitare diversi germi patogeni (batteri, virus e agenti infettivi) e tramite la puntura al cane o al gatto possono trasmettere molte malattie, tra cui, la più diffusa l’ehrlichiosi (tra le altre la piroplasmosi, l’anaplasmosi, la borreliosi e la rickettsiosi). Inoltre possono creare delle reazioni infiammatorie locali nel punto in cui inoculano la loro saliva e portare l’animale ad uno stato di grave anemia soprattutto se sono numerose sullo stesso animale. Mentre sono attaccate all’ospite possono nutrirsi di un gran quantitativo di sangue e rimanere attaccate anche 15 giorni. Dopo questo periodo, si lascia cadere a terra e depone le uova che danno vita alle larve a loro volta nuovamente ematofaghe.
La pulce è un parassita appartenente all’ordine degli insetti capace di saltare, ma non di volare non essendo provvisto di ali. Anche la pulce si nutre di sangue dell’ospite.
Possono infestare il cane o il gatto, ma anche l’ambiente dove cane e gatto vivono e qui resistere anche se non trovano animali da pungere. La loro puntura può causare un’infiammazione locale, la trasmissione di batteri, uno stato di debolezza ed anemia e spesso una dermatite. Quest’ultima è scatenata dalla reazione allergica che molti cani hanno alla saliva dell’insetto, manifestando un forte prurito ed un eritema cutaneo.
Sull’animale le pulci si accoppiano e depongono le uova (si schiudono la notte) che cadendo a terra si schiudono e liberano larve che, diventando adulte, reinfestano il nostro animale.
La caratteristica che spesso si evidenzia sui nostri animali infestati da pulci è la presenza di una polvere nera, che rappresenta le feci dei parassiti e testimonia la presenza di questi insetti non sempre facilmente visibili tra il pelo.
Altri due importanti parassiti ematofaghi diffusi ormai in tutta Italia (con maggiore concentrazione nel centro e nel sud) sono il pappatacio e la zanzara, particolarmente attivi di sera e la notte, meno presenti nella stagione invernale. Entrambi appartenenti alla famiglia degli insetti trasmettono malattie negli animali e nell’uomo. Nei nostri amici a 4 zampe possono causare reazioni infiammatorie locali e trasmettono la filariosi cardiopolmonare (la zanzara), e la leishmaniosi (il flebotomo o pappatacio =” pappare e tacere” perché sono molto silenziosi a differenza della comune zanzara).
Quest’ultima malattia è endemica nella nostra isola e, per questo, molto attenzionata da tutti i medici veterinari. Causata da un parassita che, entrato nel sistema sanguigno e linfatico dell’ospite, porta ad una sintomatologia da lieve a mortale. I primi segni che il proprietario riscontra nel proprio animale sono riferibili a molte patologie e quindi non sempre facilmente attribuibili solo alla Leishmania. Il cane si presenta inizialmente abbattuto, con difficoltà di movimento, perdita di peso, e perdita di appetito. Continuando con la sintomatologia il paziente presenta incapacità di funzionamento dell’apparato renale, alterazioni della barriera cutanea, aumento dei linfonodi clinicamente rilevabili e numerosi altri sintomi conseguenti ad uno stato di malessere generale. Nei casi più gravi la Leishmaniosi può portare a morte il cane.
A seconda dello stadio in cui si trova l’animale il medico darà una terapia adeguata ed adattata ad ogni soggetto. La terapia medica serva a rallentare il decorso della patologia e cercare di ridurre al minimo i sintomi, ma non sempre si può portare ad una guarigione il paziente.
Per questa patologia e per tutte le altre malattie da vettore la terapia migliore è effettuare una ottima prevenzione.
Tra queste patologie solo alcune possono interessare l’uomo (in maniera differente rispetto a cani e gatti), ma con una corretta prevenzione le nostre abitazioni saranno libere da tutti gli ectoparassiti di cui abbiamo parlato.
Esistono diverse formulazioni di antiparassitari, bisogna sempre scegliere a seconda dello stile di vita dell’animale e a seconda del tipo e quantitativo di parassiti da eliminare. La prima protezione dovrebbe essere effettuata sull’ambiente con insetticidi ambientali adatti, non dannosi per il cane o gatto. La seconda, e più importante protezione, avviene sull’animale. I farmaci spot-on (gocce contenute in fialette), i collari e gli spray sono da applicare direttamente sul corpo, con tempistiche specifiche e raggio d’azione differente per ogni prodotto, ma con effetto preventivo rispetto alla puntura dl parassita. Le compresse, invece, somministrate per bocca, agiscono solo dopo che il parassita punge l’ospite.
La scelta di quale antiparassitario applicare deve essere concordata con il medico curante del nostro amico a quattro zampe, e sarebbe opportuno non sospendere mai la protezione soprattutto nelle zone, come la nostra, dove la temperatura non è mai rigida. In questo modo potremo vivere molti più anni con il nostro fedele compagno accanto.