Pubblicato il: 12/03/2024 alle 09:19
(Adnkronos) – Raffica di razzi di Hezbollah contro il nord di Israele. Secondo quanto riferito dalle Forze di difesa israeliane (Idf), i militanti libanesi hanno lanciato 70 razzi contro le Alture del Golan, in uno degli attacchi più pesanti dal 7 ottobre. Non si hanno per ora notizie di vittime. Poco dopo una nuova pioggia di razzi sullo Stato Ebraico. Secondo quanto riferito da media israeliani, infatti, dopo il primo lancio questa mattina ne sono stati sparati altri 30, per un totale di un centinaio. Gli attacchi sono avvenuti mentre le Idf confermavano di aver condotto raid in Libano contro strutture dei militanti filoiraniani. Il segretario generale di Hezbollah, Hassan Nasrallah, ha ricevuto intanto una delegazione di Hamas guidata dal membro dell'ufficio politico del movimento palestinese, Khalil al-Hayya. Lo riferisce l'emittente libanese Lbci, precisando che durante il colloquio sono stati analizzati gli ultimi sviluppi a Gaza e in Cisgiordania. Le discussioni hanno inoltre riguardato i negoziati in corso per fermare l'operazione israeliana nell'enclave. Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, "è un ostacolo a qualsiasi intesa". A dichiararlo ad al-Jazeera il dirigente di Hamas, Mohammad Nazzal, secondo cui i mediatori – Egitto e Qatar – sono al lavoro per cercare di tirare fuori dall'impasse i negoziati per un potenziale accordo sugli ostaggi e un cessate il fuoco temporaneo. "I negoziati non si sono fermati. Negli ultimi giorni si è arrivati a un punto morto, ma il Qatar e l'Egitto stanno lavorando duramente per proseguire", ha dichiarato. "Hamas risponde ai mediatori e sta cercando di cooperare positivamente, ma Netanyahu è un ostacolo a qualsiasi intesa – ha aggiunto -. I negoziati non si fermeranno finché Netanyahu non soddisferà le condizioni di Hamas". La sopravvivenza come primo ministro Netanyahu è "a rischio" a causa della guerra a Gaza. E' quanto si evidenzia intanto in un rapporto pubblicato dall'Ufficio del Direttore della National Intelligence americana. "La mancanza di fiducia da parte dell'opinione pubblica nella capacità di governare di Netanyahu si è approfondita e ampliata ancora di più rispetto a prima della guerra. Stiamo assistendo a grandi proteste per chiedere le sue dimissioni e lo svolgimento di nuove elezioni. Un governo diverso e più moderato è uno scenario possibile", si legge nel rapporto. Secondo il documento, rilanciato stamane dai media dello Stato ebraico, Israele deve aspettarsi di affrontare una crescente pressione internazionale a causa della situazione umanitaria a Gaza. Si afferma inoltre che Israele e Iran stanno tentando di adattare le loro azioni l'uno all'altro in modo da evitare un escalation del conflitto in piena regola tra i due Paesi. "Riteniamo che la leadership iraniana non sia stata coinvolta nella pianificazione dell'attacco del 7 ottobre e che non avesse informazioni preliminari sull'attacco", aggiunge il rapporto, secondo cui Israele dovrà affrontare la resistenza armata di Hamas per molti anni, mentre le Idf continueranno a tentare di distruggere i tunnel del movimento. E' finalmente salpata da Larnaca, dopo un rinvio di un paio di giorni dovuto a 'ragioni tecniche', la nave di Open Arms diretta a Gaza con un carico di 200 tonnellate di aiuti umanitari. Lo ha reso noto la ong World Central Kitchen, che ha raccolto gli aiuti destinati alla popolazione palestinese. Il viaggio della nave della organizzazione non governativa spagnola viene usato come 'progetto pilota' in vista dell'apertura di un corridoio marittimo umanitario annunciato nei giorni scorsi a Cipro dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. "Naturalmente Israele ha il diritto di difendersi e di combattere Hamas. Ma la protezione dei civili deve essere garantita in ogni momento, in linea con il diritto internazionale. E al momento c’è solo un modo per ripristinare un flusso adeguato di aiuti umanitari: la popolazione di Gaza ha bisogno di una pausa umanitaria immediata che porti a un cessate il fuoco sostenibile. E ne ha bisogno adesso", ha detto quindi oggi la presidente della Commissione Europea durante la plenaria del Parlamento Europeo a Strasburgo. "Diversi Paesi, tra cui alcuni dei nostri Stati membri, hanno iniziato a paracadutare aiuti umanitari dalla Giordania a Gaza. E oggi posso annunciare che abbiamo attivato il meccanismo di protezione civile dell’Ue per rafforzare il nostro sostegno", spiega, aggiungendo: "Incoraggio tutti gli Stati membri a contribuire con le loro risorse, per consentire una fornitura stabile e significativa di aiuti a Gaza", sottolinea. Gli Stati Uniti "lavoreranno per allestire un porto galleggiante per scaricare le navi" dirette da Larnaca, sulla costa est di Cipro, a Gaza. "Fino a quando non sarà pronto, lavoreremo con navi più piccole", sottolinea poi von der Leyen. "La situazione sul campo – aggiunge – è più drammatica che mai e ha raggiunto un punto critico. Abbiamo tutti visto i resoconti che parlano di bambini che muoiono di fame. Non può essere. E dobbiamo fare tutto ciò che è in nostro potere per fermarlo. Tutti sanno quanto sia difficile spostare gli aiuti dentro e dentro Gaza. Tutti i percorsi devono essere utilizzati per raggiungere le persone bisognose. È qui che entra in gioco il corridoio marittimo. Può contribuire ad aumentare la quantità di aiuti che raggiungono effettivamente le persone nel nord di Gaza", spiega. —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)