Pubblicato il: 19/01/2024 alle 07:05
(Adnkronos) –
Svolta nell'omicidio di Alessio Cini, 57 anni, operaio tecnico tessile originario di Prato e residente ad Agliana (Pistoia), il cui cadavere parzialmente carbonizzato era stato trovato lunedì 8 gennaio nel giardino della sua villetta, in località La Ferruccia: la Procura pistoiese diretta da Tommaso Coletta ha disposto nel tardo pomeriggio di giovedì 18 gennaio l'arresto del cognato, Daniele Maiorino, anche lui originario di Prato, 58 anni compiuti due giorni fa, nonché suo vicino di casa. Il delitto sarebbe stato compiuto da Maiorino con la speranza di poter entrare in possesso dell'eredità di Cini e così poter risolvere i suoi annosi problemi economici: l'arrestato, sposato e con una figlia, avrebbe potuto contare solo un lavoro saltuario di installatore di infissi. Maiorino è accusato di omicidio volontario aggravato dal vincolo di parentela con la vittima e dall'aver agito con sevizie e crudeltà. Il decreto di fermo è stato eseguito dai carabinieri, che nella notte hanno condotto il 58enne nel carcere pistoiese dopo essere stato portato in caserma e interrogato dal pubblico ministero Leonardo De Gaudio. Le indagini sono state condotte dal nucleo investigativo del comando provinciale dell'Arma con la sezione operativa della compagnia dei carabinieri di Pistoia e dirette dal procuratore capo Coletta. Maiorino avrebbe cagionato "con crudeltà", come precisa il decreto di fermo della Procura di Pistoia, la morte del cognato "colpendolo con una spranga alla testa, con plurimi colpi al torace e quindi poi dando fuoco al corpo". Le indagini patrimoniali, spiega in un comunicato il procuratore Coletta, "hanno consentito di individuare il probabile movente al gesto delittuoso, rinvenibile in una situazione reddituale difficile per l'indagato, ed in una aspettativa ereditaria che dalla morte di Alessio Cini sarebbe derivata e di cui avrebbe potuto indirettamente beneficiare". L'omicidio è avvenuto nel piazzale di accesso all'abitazione della vittima, accanto al giardino pertinenziale di una villetta tri-familiare in via dei Baldi, alla periferia del comune di Agliana, in una zona prossima all'autostrada. Al primo piano viveva Cini (da anni separato dalla moglie) con la figlia 14enne, mentre al piano terreno la sorella dell'ex moglie, con suo marito, mentre un altro appartamento è occupato dai vicini di casa, fin da subito risultati estranei alla vicenda giudiziaria. Nella fase iniziale delle indagini, svolte a tutto campo – oltre ad esaminare i nuclei familiari dimoranti nella villetta tri-familiare per acquisire prime informazioni di indirizzo degli accertamenti – sono state analizzate le videocamere di zona che hanno documentato sia gli spostamenti delle persone (consentendo di escluderne alcune tra i possibili sospettati), sia – in termini esatti – il preciso momento in cui è avvenuto il delitto. L'omicidio è stato collocato dagli investigatori tra le ore 5,52 e le ore 5,59 dell'8 gennaio, con la registrazione delle immagini dei bagliori derivati dall'abbruciamento del corpo della vittima. L'autopsia – condotta dai medici legali Ilaria Marradi e Walter Calugi – ha consentito di verificare che la vittima era stata attinta, pochi istanti prima che venisse dato fuoco al corpo, da colpi inferti sia con un corpo contundente al capo, probabilmente una sbarra di ferro, sia con calci al torace, e solo successivamente era stato incendiato con del liquido infiammabile. I rilievi eseguiti nel corso dell'autopsia, inoltre, hanno portato a ritenere che Alessio Cini – per quanto incosciente o semi/incosciente, e non più grado di mettere in esercizio gesti di difesa attiva – fosse ancora vivo quando è stato attinto dalle fiamme con l'obiettivo di mascherare il delitto. Le indagini tecniche – intercettazioni ambientali nell'auto del cognato – hanno registrato "varie conversazioni che Maiorino teneva con sé stesso a voce alta (soliloquio), nel corso delle quali – spiega la Procura – ricostruiva i momenti dell'aggressione ala vittima, le modalità della stessa, la causa mortale prodotta da tale aggressione, l'immagine del sangue, l'abbruciamento". Sulla base di tutte queste prove, è scattato il decreto di fermo di Daniele Maiorino. Ulteriori elementi di prova dovrebbero arrivare dagli abiti sequestrati all'indagato. La Procura, inoltre, sta continuando gli accertamenti anche per verificare se esistono gli addebiti per poter contestare la premeditazione del delitto. Era stato un vicino di casa, attorno alle 6.30 dell'8 gennaio, a dare l'allarme al 112: aveva visto del fumo e del fuoco e aveva pensato a un incendio nel giardino. Poco dopo, invece, i vigili del fuoco avevano trovato il corpo di Cini semi carbonizzato. In poche ore la pista di un apparente suicidio si era trasformata in un'indagine per omicidio. Alessio Cini, che lavorava come operaio tecnico nella ditta tessile Microtex di Prato, è stato descritto da numerosi testimoni nei giorni dopo l'omicidio come molto legato alla famiglia: insieme al fratello ha assistito la madre malata fino alla scorsa estate, quando è morta. Anche l'ex moglie Katiuscia Carrone ha speso nei giorni scorsi parole commosse per il marito da cui era separata da tempo: "Alessio Cini non poteva avere nemici. Semplicemente perché non aveva mai avuto problemi con nessuno, ed era amato. Alessio era un uomo buono. Era un babbo esemplare ed è stato un bravo marito. Siamo stati insieme per ventidue anni e in tutto questo tempo si è comportato sempre benissimo con me e con nostra figlia. Non ci ha mai fatto mancare nulla". Sempre secondo quanto ricostruito dagli investigatori, Cini da qualche mese era molto preoccupato per l'appartamento di Agliana da lui occupato con la figlia: di proprietà dell'ex moglie, era stato pignorato e messo all'asta per problemi debitori dell'ex coniuge. L'asta si è tenuta la scorsa settimana, pochi giorni dopo il delitto, ed è andata deserta. Per questo di recente Cini si sarebbe rivolto ad alcuni amici per trovare un appartamento a Prato, dove si sarebbe voluto trasferire rapidamente. —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)