A Gela c'è una Capitaneria di porto senza un porto. Lo scalo marittimo commerciale di contrada Caricatore ha l’imboccatura di nuovo non navigabile perché la sabbia ha ridotto il fondale a 40 cm di profondità. Il problema, che si trascina da decenni, è l’insabbiamento dei fondali. L’economia marittima è bloccata: dalla pesca all’attività del cantiere navale, dai mezzi di sicurezza e di tutela ambientale che fanno da supporto al pontile del petrolchimico alla vigilanza a mare delle forze di polizia. Gli operatori marittimi, riunitisi in comitato, hanno presidiato a lungo con posti di blocco l’area portuale. Una protesta che ha prodotto un risultato modesto: un intervento d’urgenza di dragaggio dell’imboccatura del porto che ha permesso la creazione di una sorta di corridoio per la profondità di due metri e mezzo. Ma nel girono di pochissimi mesi la situazione è ritornata peggio di prima. Non si entra e non si esce dal porto rifugio.
Il progetto per l’ampliamento della importante infrastruttura è bloccato alla Regione. Al porto-isola dell’Eni (non ancora completamente ricostruito dopo vecchie mareggiate che ne hanno distrutto la diga foranea) possono ormeggiare solo piccole petroliere. Così, oggi è scattata la protesta del sindaco, che ha scritto al governo regionale lamentando i ritardi nell’invio della documentazione a Roma, e del comitato del Golfo di Gela che chiede al governatore Nello Musumeci di convocare un incontro urgente con il dipartimento della Protezione civile regionale.