Pubblicato il: 14/04/2019 alle 20:37
Quota 100, incentivi economici per lasciare il servizio e addirittura 20 giovani sportellisti hanno deciso di lasciare la Sicilia dal prossimo maggio, perché costretti da una politica aziendale miope. Questo è l’unico modo per poter uscire dal precariato e avere una vita più o meno dignitosa.
Solo così possono vedere trasformare il loro contratto da part time a full time: trasferirsi al nord e iniziare una nuova vita senza affetti e famiglia.
“É una politica solo di tagli al personale e agli organici – afferma il segretario regionale della Cisl Poste Giuseppe Lanzafame – con un aumento smisurato della produzione e una grande difficoltà nel richiedere diritti sanciti dalle regole e leggi”.
“Dal 2017 ad oggi, oltre 1200 risorse hanno lasciato il lavoro a fronte di circa 80 ingressi tra assunzione di consulenti, trasferimenti da altre regioni e passaggi part time a full time. Di fatto meno del 10% che lascia il lavoro viene sostituito. Praticamente non vi è quasi ricambio.
Carichi di lavoro sempre più estenuanti e si arriva a lavorare anche dodici ore al giorno, per cercare di sopperire – senza risultati – alle gravi carenze organiche. I trasferimenti dal nord, sono troppo esigui per la mola di lavoro a cui si deve far fronte e le assunzioni sono minime
rispetto alle necessità lavorative. In queste condizioni, le unità in servizio, hanno ritmi di lavoro molto pesanti e stressanti”.
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“Tutti questi esodi – spiega il sindacalista – ricadono sulla forza lavoro rimasta e alimenta, un clima di grande tensione e conflitto negli ambienti di lavoro, con frequenti scontro fra i vari ruoli all’interno degli uffici postali, di recapito e nei grandi centri di smistamento. Si lavora costantemente con il "fiato sul collo" e tutto ciò non é più tollerabile, ammissibile e umanamente sopportabile”.
“La dirigenza di Poste Italiane – continua Lanzafame – pretende dai lavoratori sempre di più, con sempre meno unità e carenti strumenti di lavoro. Un modus operandi che Noi della Cisl non tolleriamo. I lavoratori sono vicini al collasso”.
“Per non parlare dello sfruttamento dei pochi ragazzi assunti a tempo determinato, che non potranno mai avere un futuro stabile soprattutto in Sicilia. Ma non è tutto.
Infatti a seguito del nuovo “decreto dignità” questi giovani precari, non possono superare i 12 mesi di lavoro, ma molto spesso Poste Italiane non rispetta neanche questo limite, e dopo
qualche mese di lavoro, li rispedisce a casa come pacchi”.
“Dopo averli assunti e sfruttati qualche mese, l’azienda procede in maniera repentina a fare un altro cambio con nuove assunzioni. La conseguenza é il peggioramento della qualità del servizio a discapito della clientela”.
“Nel 2018 – continua il segretario regionale – sono stati assunti a tempo indeterminato oltre 1000 risorse e fra il 2019 e 2020 altri 3200. Si tratta prevalentemente di portalettere ex precari. Delle quasi 5000 assunzioni, nessuno sarà assegnato in Sicilia.
“Inoltre ci chiediamo e soprattutto vorremmo sapere da Poste Italiane, che fine faranno
i 700 part time che prestano servizio in Sicilia. Si trovano da oltre 8 anni in una situazione drammatica. Che dignità lavorativa dà a questo persone la nostra azienda?”.
“A fine giugno, grazie all’accordo nazionale siglato l’ 8 marzo a Roma, nella nostra regione saranno trasferiti circa 37 unità provenienti da altre regioni e vi saranno 70 trasformazioni da part time a full time.
L’Accordo complessivamente potrebbe essere positivo ma irrisorio nei numeri per le esigenze lavorative che vi sono in Sicilia”.
“Non si capisce – conclude Lanzafame – quale sia il vero strumento per determinare il numero dei lavoratori soprattutto negli uffici postali. La sola certezze: sempre meno lavoratori, senza limite ! Al recapito, nel silenzio aziendale più preoccupante si registra una carenza di oltre 200 portalettere. Da mesi, tutte le organizzazioni sindacali chiediamo con
forza un congruo numero di risorse che riescano a soddisfare, il territorio, la clientela ed i lavoratori, per garantire qualità e dignità.
Il sistema Poste in Sicilia rischia di esplodere. Chi di competenza intervenga prima che sia troppo tardi. È palese la grande difficoltà in tutti gli ambiti di Poste Italiane, nella nostra regione”.
"Nella nostra provincia – afferma il corodinatore provinciale, Giuseppe D'Antoni – le cose non vanno meglio anzi per quando riguarda il comparto PCL (recapito) la nostra provincia detiene il primato negativo della carenza di personale addetto al recapito che è del 40% circa del totale comprese le scorte.
Ala sportelleria non va certo meglio in quanto la carenza di personale a nostro avviso oggi si attesta intorno alle 30 unità che per una piccola provincia quale è quella nissena, sono numeri catastrofici. Questa eccessiva carenza di personale causa la continua revoca di ferie programmate dal personale, ricorso selvaggio alle prestazioni straordinarie costringendo il personale molto spesso a turni di lavoro anche di dodici ore, pressioni non indifferenti sulla produttività.
Insomma una situazione non più sostenibile ed è per questo che si auspicano soluzioni alle problematiche su elencate in mancanza delle quali, il sindacato non potra certamente starsene con le mani in mano".