Una banda dedita al traffico di reperti archeologici è stata sgominata dalla Guardia di Finanza di Gela. Sono 27 le persone indagate dalla procura di Gela. Sono state eseguite 12 ordinanze di custodia cautelare emesse dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Gela. L'accusa è di associazione per delinquere finalizzata al traffico di reperti archeologici. Sono stati identificati i tombaroli che in diverse aree archeologiche (Kamarina ed altre), hanno rubato importanti materiali di interesse archeologico poi venduti sul mercato clandestino. Scoperta una rete di gruppi operanti in diversi territori (Paternò, Vittoria, zone del casertano), con cui i gelesi interagivano e sviluppavano affari. In carcere sono finiti Simone Di Simone, 44 anni, Orazio Pellegrino, Salvatore Cassisi inteso “Turi banditi” di 59 anni, Pasquale Messina, Amedeo Tribuzio e Roberto Ricciardi. Ai domiciliari Mihaela Ionita, rumena 30 anni; Vincenzo Cassisi, 30 anni; Nicola Santo Martines, 28; Giuseppe Rapisarda di 48 anni; Alessandro Lucidi di 51 anni e Sergio Fontanarosa. La donna, di nazionalità rumena, si occupava di fornire le utenze telefoniche ai presunti capi della banda, Orazio Pellegrino e Simone Di Simone, che erano stati inquisiti anni fa in un traffico di reperti.
Le indagini hanno anche permesso di sequestrare materiale archeologico, in particolare, oltre 400 monete, la maggior parte delle quali risalente ad epoca tra il V e il II sec. a.C. nonchè varie apparecchiature – metal detector – utilizzate per le ricerche clandestine. Le misure cautelari interessano dodici persone, tra Gela e dintorni. Per sei indagati è stata disposta la custodia in carcere, per altri sei gli arresti domiciliari. FOTO ARCHIVIO