Pubblicato il: 25/11/2013 alle 09:00
Persecuzione, molestie fisiche e psicologiche, appostamenti e inseguimenti sono le caratteristiche dominanti dello “stalking”, sindrome del molestatore ossessivo. Nel nostro Paese aumentano sempre di più le donne vittime di stalking e Teresa (nome inventato per volontà della vittima) è una di quelle. In Italia finalmente il fenomeno è diventato reato ma manca di sensibilizzazione. Forse è colpa dell’erronea e diffusa convinzione che si tratti di un problema che colpisce solo ricchi e famosi e invece anche in una piccola realtà come quella di Caltanissetta si va facendo strada ma in silenzio, nessuno vede, sente, parla. Teresa invece ci ha provato, ha trovato il coraggio di dire basta e l’ha reso pubblico alle telecamere di Seguonews. Intervista che vi proponiamo qui sotto.
Denise FranzoneLa dottoressa Denise Franzone, presidente dell’associazione antiviolenza “Galatea Onlus” di Caltanissetta, un’associazione di donne per le donne che ha come obiettivi l’aiuto concreto delle vittime e la lotta per il loro rispetto. Di donne che hanno subìto violenze ne ha viste tante e grazie a quest’intervista ci ha permesso di richiamare l’attenzione sulla gravità di un fenomeno che necessita una risoluzione immediata.
Dottoressa Franzone com’è organizzato il vostro centro antiviolenza?
Il nostro centro è uno sportello che offre consulenza psicologica e legale gratuita; in particolare operiamo direttamente su richiesta dell’utenza della quale viene garantito l’anonimato oppure su invii della questura di CL con la quale abbiamo firmato l’8 marzo 2011 un protocollo d’intesa.
Si tratta quindi di un rapporto di collaborazione con l’autorità giudiziaria in termini di scambio, se la vittima si rivolge al nostro sportello per chiedere aiuto, sostegno psicologico o consulenza legale noi accompagnamo la vittima fisicamente a esporre la denuncia e chiedere la querela di parte per quanto riguarda l’ammonimento. Nei casi più gravi dove si deve procedere penalmente, è il nostro avvocato che si occupa di assistere la vittima.
Qual è la fascia d’età che si rivolge a voi e da quale contesto sociale proviene?
Si tratta di giovani donne, una media che va dai 30 ai 40 anni provenienti da una fascia sociale medio-alta.
Anche gli uomini posso essere delle vittime. Quali sono le differenze nella dinamica dell’azione?
Si, e noi qualcuno l’abbiamo seguito. Sicuramente il numero delle vittime maschili è inferiore rispetto a quello delle donne. La dinamica però è la stessa, cambia l’oggetto del desiderio quindi laddove si tratta di un uomo stalker, questi ha un po’ più di risorse personali nell’affrontare la situazione perché ha meno paura per la propria incolumità personale però per quanto riguarda i risvolti psicologici come quello dell’ansia, della paura dei propri cari o della ritorsione verso i figli quella è uguale a prescindere dal sesso della vittima.
Anche la donna stalker può arrivare alla violenza fisica?
La donna arriva a dei passaggi all’atto verso le cose di proprietà della vittima come per esempio graffiare la macchina.
Le donne vengono tutelate più degli uomini?
Non si parla in realtà di donne o uomini ma di vittime e la nuova è relativa al femminicidio che è una cosa diversa dallo stalking. Ad ogni modo è migliorata per l’irrevocabilità della querela e per l’inasprimento delle pene tuttavia ha delle lacune infatti per esempio non riconosce i centri antiviolenza , non vengono stanziati dei fondi per fa si che gli operatori specializzati possano lavorare ma soprattutto manca la prevenzione.