Pubblicato il: 17/02/2016 alle 08:57
Rubrica a cura della ginecologa Daniela Anzelmo e dell’ostetrica Cettina Andaloro
Anche durante il quinto mese la futura mamma dovrà sottoporsi ai test delle urine di routine e fare il toxo-test per appurare di non aver contratto la toxoplasmosi che, come ben sappiamo, se contratta durante la gravidanza può avere conseguenze anche gravi sul feto.
Il 5° mese è anche il momento della seconda delle tre ecografie previste dal Servizio sanitario nazionale: è una ecografia obbligatoria detta ecografia “morfologica”, che viene eseguita dalla 20a alla 22a settimana di gestazione ed è, assieme all’ecografia del primo trimestre, il controllo più importante e complesso di tutta la gravidanza. Questa ecografia viene detta morfologica appunto perché è destinata a studiare la morfologia del feto per escludere, o accertare, la presenza di malformazioni. La si esegue in questo periodo specifico per due ragioni: il feto è nelle migliori condizioni per essere studiato, in quanto il rapporto fra le dimensioni del feto e la quantità di liquido amniotico è ottimale, e poi perchè dopo tale epoca la legge non permette l’interruzione della gravidanza anche se il feto è affetto da gravi malformazioni. L’ecografia morfologica comunque, per fini puramente conoscitivi, può essere eseguita anche più tardivamente: qualora infatti si identificassero patologie malformative potrebbe risultare determinante fare nascere il bambino in strutture particolarmente attrezzate allo scopo, in quanto è noto che le prime ore di vita e le prime cure sono spesso determinanti per il destino del bambino.
L’ecografia morfologica prevede la valutazione delle dimensioni del feto (biometria fetale), dell’impianto e della struttura della placenta, e della quantità di liquido amniotico, ma fornisce soprattutto uno studio analitico di tutti i distretti anatomici esplorabili nel feto. L’ecografista osserva il feto con la maggiore attenzione possibile, visualizzando di norma i seguenti organi interni:
•Cervello con misurazione dei ventricoli laterali, del cervelletto e della cisterna magna;
•faccia con osservazione del profilo, delle labbra e delle lenti del cristallino oculare;
•colonna vertebrale in sezione longitudinale e trasversale;
•torace con osservazione del parenchima polmonare e della posizione del cuore;
•cuore con studio delle 4 camere cardiache, dell’arco aortico, dell’emergenza dei grossi vasi (assi lunghi), della sezione 3 vasi, della frequenza e ritmicità del battito cardiaco fetale. Viene inoltre esaminato il flusso del sangue con il color doppler che consente di individuare con più facilità eventuali difetti interventricolari o di riempimento. Nel caso in cui si riscontrano anomalie o vi sono dei dubbi è opportuno ricorrere all’ecocardiografia fetale, che è lo studio ancora più approfondito del cuore fetale eseguito da un ecografista dotato di particolare esperienza nella cardiologia fetale.
•diaframma, per accertarne l’integrità, anche se i piccoli difetti a volte possono essere manifesti solo in epoche tardive;
•addome con controllo della chiusura della parete e studio degli organi interni quali lo stomaco, la colecisti, il fegato e l’intestino, apparato genito-urinario, con visualizzazione dei reni, della vescica e dei genitali esterni;
•cordone ombelicale con la visualizzazione dei tre vasi che lo compongono e l’inserzione in addome ed in placenta;
•arti superiori ed inferiori con visualizzazione delle ossa lunghe, dell’asse delle mani e dei piedi, della dita delle mani.
Come facilmente si può comprendere tale esame dipende in misura quasi totale dall’esperienza e dalla capacità dell’operatore unitamente all’impiego di un ecografo di qualità elevatissima. Nonostante ciò non tutti i quadri patologici sono diagnosticabili in utero, e ciò dipende anche dall’ecogenicità della paziente (nelle pazienti magre la visibilità è decisamente migliore rispetto alle pazienti robuste), dalla quantità di liquido amniotico e dalla posizione fetale.
Il riscontro di anomalie strutturali del feto all’ecografia morfologica può inoltre indirizzare all’esecuzione di esami genetici specifici, mirati a confermare o escludere la presenza di specifiche sindromi. Le malattie genetiche infatti spesso sfuggono ai normali test di screening delle aneuploidie e talvolta danno segno di se’ attraverso malformazioni più o meno gravi del feto. In questi casi è utile una consulenza genetica, che indirizzi la coppia ad effettuare indagini specifiche per arrivare alla diagnosi corretta (cariotipo fetale, array-CGH, DNA fetale su sangue materno, esami genetici).
Per le donne che hanno superato i 35 anni si consiglia anche di effettuare l'amniocentesi, oppure nel caso in cui ci sia rischio di patologie genetiche e cromosomiche (e nel caso in cui non sia già stata eseguita al 4° mese), entro la 18a settimana. La flussimetria Doppler materna non è obbligatoria, ma è utile per verificare il normale afflusso di sangue dall’arteria uterina alla placenta. Lo studio della morfologia dell’onda sanguigna nell’arteria uterina materna infatti è un indicatore precoce sia di disfunzione placentare con susseguente difetto di crescita intrauterina del feto, sia di forme precoci di gestosi. Questo esame si effettua tramite ecografia e può essere eseguita nel periodo compreso fra la 17a e la 23a settimana.
Per approfondire: Sono incinta! Il diario della gravidanza e i suggerimenti delle esperte