Pubblicato il: 06/12/2018 alle 11:18
Si sarebbe vendicata con la vittima perché è con quest'ultima che il suo fidanzatino l'avrebbe tradita e per questo l'ha accoltellata. Due ragazzine di 17 anni. Una si è armata di coltello per fargliela pagare all'altra e non si è fatta scrupolo, dopo aver picchiato la rivale in amore, a prendere la rincorsa e conficcarle l'arma in piena pancia. Secondo il chirurgo che ha operato la ragazza di Gela, vittima dell'accoltellamento che si è consumato in pieno giorno in piazza Umberto, la giovane ha rischiato di morire. L'accusa per l'altra ragazza è dunque quella di tentato omicidio. E' quanto emerso questa mattina nel corso della conferenza stampa che si è tenuta alla caserma Guccione di Caltanissetta alla presenza del sostituto procuratore della Procura dei Minori Stefano Strino, il comandante provinciale dei carabinieri colonnello Baldassare Daidone, il tenente colonnello Antonio De Rosa, e il tenente Nico Lamacchia. Non si sarebbe trattato di un gesto d'impeto ma la giovanissima avrebbe acquistato il coltello qualche giorno prima con l'intenzione, a quanto pare, di utilizzarlo contro la coetanea. Coltello che qualche sera prima, secondo il racconto di un'amica, avrebbe già tentato di utilizzare contro la sua vittima nelle vicinanze della Chiesa Madre. Ma in quella occasione l'altra non si era nemmeno accorta dell'arma e, ignara, dopo la lite, si era allontanata. L'accoltellamento vero e proprio è stato invece preceduto da una colluttazione. Dopodiché la giovane prendendo la rincorsa ha conficcato il coltello nell'addome della rivale. “Le indagini condotte brillantemente dai carabinieri – ha sottolineato il sostituto procuratore Stefano Strino – sono state supportate, oltre che dalle testimonianze, anche dalle immagini delle telecamere di videosorveglianza. La vittima è stata sottoposta a intervento chirurgico e il medico ha specificato che, se non si fosse intervenuto immediatamente, la morte per dissanguamento sarebbe stata certa. La gravità del fatto e la crudezza delle immagini – ha concluso Strino – sconvolgono ancora di più se si pensa ai motivi estremamente banali per cui si è ricorso a tanta violenza”. Nel corso della conferenza stampa sono state anche mostrate le immagini delle telecamere che hanno ripreso il violento episodio. “Volevo sottolineare – ha detto il colonnello Baldassare Daidone – l'estrema importanza della presenza di telecamere di sorveglianza che sono state fondamentali. Nel giro di pochissime ore siamo riusciti a ricostruire quanto accaduto. Purtroppo a Gela non sono presenti su tutto il territorio e sarebbe auspicabile che venissero installate ovunque visto che parliamo di un territorio molto particolare. Purtroppo a Gela spesso capitano dei fatti che difficilmente troviamo in altri comuni della provincia e questa violenza minorile è un fenomeno preoccupante. Sulla sicurezza c'è ancora tanto da fare ed è su questo che stiamo lavorando”. I fatti risalgono a martedì mattina intorno alle 13 quando, a seguito di chiamata al 112, è intervenuta una pattuglia del Norm. Sul posto una lunga scia di sangue che da via Battesimo arrivava fino a piazza Umberto. Nel frattempo l'autrice del reato si era data alla fuga mentre la coetanea era stata soccorsa e trasportata all'ospedale Vittorio Emanuele di Gela dove era stata immediatamente trasferita in sala operatoria. I carabinieri hanno avviato le indagini sentendo le prime testimonianze che hanno consentito di identificare la responsabile. Dalla ricostruzione è emerso che tra le due ragazze, che frequentavano un corso per estetista, vi erano dei rancori per vicende sentimentali. L'arma del delitto che la stessa ragazza, accompagnata da un avvocato, ha consegnato ai carabinieri era un coltello a serramanico da caccia con lama di 9 centimetri. La responsabile già nota alle forze dell'ordine si trova adesso al centro di prima accoglienza del carcere minorile di Caltanissetta.