Pubblicato il: 19/04/2022 alle 18:42
Il GUP del Tribunale di Caltanissetta ha condannato oggi Milosan Radosavljevic alla pena di otto anni di reclusione e al risarcimento dei danni morali e materiali subiti da Daniela Faraoni, attuale Direttore Generale dell’ASP di Palermo, e dal figlio Leonardo Burgio, imprenditore e attualmente Sindaco di Serradifalco per la rapina subita nel 2014 da una banda di stranieri che in quel periodo imperversava nella zona. La sera del 26 giugno 2014 Daniela Faraoni e Leonardo Burgio si trovavano nella loro villa di Contrada Altarello, a Serradifalco, allorché sei persone a volto coperto e armate di pistole fecero irruzione nell’abitazione e iniziarono a malmenare e minacciare madre e figlio, che sono stati legati e imbavagliati mentre la banda rubava il denaro contante dei proventi della sua attività giornaliera portato a casa dal Burgio e numerosi preziosi di famiglia.
La notizia fece molto scalpore perché entrambe le vittime erano e sono note nella zona e perché si trattò di un’ennesima rapina con modalità violente eseguita dalla banda. Le indagini condotte dai Carabinieri di Caltanissetta e Serradifalco su delega della Procura della Repubblica hanno portato a individuare diversi pregiudicati per i quali, tuttavia, la Procura aveva chiesto l’archiviazione per la ritenuta insufficienza di prove. Le parti offese hanno quindi presentato opposizione alla richiesta di archiviazione e il GUP Graziella Luparello aveva disposto l’imputazione coatta per il solo Radosavljevic, a carico del quale aveva ravvisato gravi indizi di colpevolezza, archiviando definitivamente le altre posizioni.
L’imputato ha scelto il giudizio abbreviato che si è tenuto oggi davanti al GUP David Salvucci, che ha sposato la tesi delle parti civili, difese dagli Avvocati Antonino Reina, Giuseppe Reina e Antonio Campione, mentre la Procura aveva chiesto l’assoluzione per insufficienza di prove. In mattinata è arrivata la condanna: le motivazioni saranno rese note entro novanta giorni. Leonardo Burgio ha dichiarato: «Prendo atto con soddisfazione della condanna dell’imputato, che io e mia madre avevamo riconosciuto in foto durante le indagini, e lo ritengo un segnale importante della presenza dello Stato a fianco dei cittadini inermi che subiscono reati odiosi come questo. Come cittadino e come servitore delle Istituzioni ringrazio la Magistratura per il lavoro svolto e l’Arma dei Carabinieri per le puntigliose indagini condotte sul caso. Speriamo che nessuno debba più subire la violenza e le minacce di criminali come quelli che abbiamo affrontato io e mia madre».