Pubblicato il: 20/06/2017 alle 14:38
Due ore o poco più per ripercorrere in aula, dinanzi ai magistrati, sempre a porte rigorosamente chiuse, la storia choc della figlia. Mentre loro, i sospetti carcerieri che per cinque giorni avrebbero tenuto prigioniera in casa la studentessa, drogata e violentata, costringendola pure a prostituirsi con altri stranieri – questa è la tesi dell’accusa – hanno scelto la via del silenzio.
Al cospetto dell’Assise ieri hanno scelto di non rispondere. Di non sottoporsi ad esame. Come nella loro facoltà.
Strategia difensiva che è stata adottata ieri dal il trentacinquenne Cross Agbai, il quarantenne Lawrence Ko Oboh, il trentaduenne Majesty Wibo, il ventottenne Amaize Twhoi Ojeomkhhi e il ventiquattrenne Lucky Okosodo, (difesi dagli avvocati Giovanni Bellino, Michele Caruso e Mauro Lombardo).
I cinque nigeriani sono al cospetto della corte d’Assise presieduta da Roberta Serio (consigliere il giudice Grazia Luparello) per rispondere, a vario titolo, di concorso in riduzione in schiavitù, sequestro di persona, violenza sessuale, sfruttamento della prostituzione e detenzione e spaccio di droga.
Nei loro confronti, i genitori della ragazza (assistiti dagli avvocati Antonio e Salvatore Falzone) si sono costituiti parte civile.
Ieri, dopo la rinuncia all’esame da parte dei presunti sequestratori alla sbarra, è stato sentito il padre della ragazza che avrebbe vissuto la traumatica esperienza. Racchiusa in cinque giorni a partire dalla sera del 22 novembre 2015. Quando dopo una festa in campagna si sarebbe persa ogni traccia della universitaria.
In aula ha ripercorso quei momenti terribili. Giorni d’angoscia. Già nell’immediato i genitori della studentessa che sarebbe stata rapita, hanno spiegato agli inquirenti che inizialmente non si sarebbero preoccupati quando per la prima notte la figlia non è rientrata in casa. Perché spesso dormirebbe da amici. E il genitore ieri, raccontando per un paio d’ore, ha ricordato quei giorni d’angoscia, non senza turbamento, fino a quando la figlia, dopo cinque giorni di prigionia, sarebbe riuscita a liberarsi E a quel punto l’incontro e l’immediata denuncia ai carabinieri. Gli stessi che poi, su indicazioni della studentessa, hanno subito effettuato un blitz al rione Saccara, individuando quel basso di via Mussomeli che per giorni sarebbe stata nascosta, drogata e stuprata la ventunenne. E in quel Frangente è stato bloccato uno dei cinque imputati, perché la sua strada s’è incrociata con quella dei militari e dalla stessa giovane.
Poi i successivi esami medici a cui la ragazza è stata sottoposta in ospedale dopo la liberazione, hanno rilevato nel suo sangue un altissimo tasso di tracce di droga. Questo e altri aspetti legati a quanto la ragazza avrebbe subito in quei giorni dentro la casa-lager, saranno affrontati in aula dagli stessi sanitari che allora l’hanno esaminata.
(Vincenzo Falci, Gds.it – https://caltanissetta.gds.it/2017/06/20/rapita-drogata-e-stuprata-a-caltanissetta-in-aula-il-racconto-del-padre_683378/)