«Al momento la Sicilia non si trova più in traiettoria». A dirlo è l’ingegnere Salvatore Cocina, dirigente generale del dipartimento della Protezione civile regionale. Questo, quindi, l’ultimo aggiornamento per quando riguarda il razzo cinese in caduta libera verso la terra, che non vede più, almeno per il momento, tra le sue mete l’isola e il centro sud in generale. «Si monitora questo rientro incontrollato – ha detto Cocina -, ulteriori misurazioni ci sapranno dare risposte più certe, più ci avviciniamo all’evento meno sarà il margine di errore. Non possiamo escludere totalmente la possibilità che uno o più frammenti cadano sul nostro territorio, ma al momento pare improbabile».
A preoccupare di più è il blocco con i due motori a idrogeno e ossigeno liquido: usati per la propulsione, sono realizzati con materiali che resistono bene al calore e hanno una massa di 2-3 tonnellate. Probabile la frammentazione nell’impatto con l’atmosfera, ma potrebbe comunque generare detriti massicci. L’allarme comunque rimane, visto che i calcoli e la traiettoria potrebbero variare di ora in ora, quali sono allora i consigli? «Bisogna solo fare molta attenzione – ripete Salvatore Cocina -, purtroppo non si può fare molto se non provare a capire dove potrebbero cadere i detriti, calcoli sui quali siamo aggiornati costantemente. La finestra rimane comunque molto larga». Non è comunque la prima volta: infatti, la stessa configurazione del «Lunga marcia 5», il razzo in questione – è stata già lanciata altre due volte, una nel maggio del 2020 e, la più recente, un anno dopo nel maggio del 2021. In entrambe le occasioni i detriti dei razzi sono caduti sulla terra in modo incontrollato, ma l’episodio del maggio 2021 vide l’allerta della Protezione civile sarda. In quell’occasione, infatti, tra le possibili traiettorie che avrebbero potuto coinvolgere l’Italia c'erano Sardegna, Umbria, Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Puglia Calabria e la stessa Sicilia. (Davide Ferrara, Gds.it)