Pubblicato il: 26/02/2024 alle 12:46
(Vincenzo Falci, Giornale di Sicilia) Investì con l’auto un ragazzino dopo una lite. Per l’accusa era stato un tentato omicidio con tanto poi di condanna, in primo grado, a sette anni e mezzo. Ora, in appello, è stata rimodulata in lesioni. E avrebbe pure simulato un danneggiamento per giustificare i danni all’auto dopo aver messo sotto il minorenne. Per tutta risposta i familiari del ragazzino investito lo avevano poi malmenato finendo pure loro in giudizio per lesioni. Nel gran calderone della vicenda processuale pure uno scippo in trasferta che l’investitore avrebbe messo a segno il giorno prima insieme a un complice.
C’è tutto questo nel processo d’appello a tre riesini che, adesso, ha segnato uno sconto di pena per tutti. A cominciare dall’investitore, il ventottenne L.C. (assistito dagli avvocati Carmelo Terranova e Giada Faraci) per il quale la Corte, presieduta da Maria Carmela Giannazzo, accogliendo la tesi difensiva, ha riqualificato l’imputazione in lesioni, non più tentato omicidio, diminuendo così drasticamente la condanna a 2 anni e 2 mesi, a fronte dei sette anni e mezzo in primo grado. E, in più, sempre a suo carico resta ferma la pena, inoltre, a 2 anni e 8 mesi per lo scippo di un pc messo a segno il 10 luglio 2020 nel capoluogo nisseno.
Riduzione di pena anche per i familiari del minorenne investito, padre e figlio, C.M e G. M. (assistiti dall’avvocato Giovanni Maggio), scesi adesso a sei mesi per le lesioni procurate all’altro. Sì, perché lo avrebbero incrociato mentre si stavano recando in caserma proprio per denunciare l’azione violenta ai danni del figlio e lo avrebbero riempito di botte prendendolo a calci e pugni. Così, in giudizio, i tre sono stati vicendevolmente imputati e parti lese.
È all’11 luglio dei 2020 che risale la burrascosa storia, quando il minorenne e l’imputato avrebbero litigato in auto. E il guidatore, per ripicca, con la sua Ford avrebbe puntato dritto sul ragazzino che camminava in strada, centrandolo volutamente. Poi si è presentato in questura simulando di avere subito un danneggiamento all’auto – a parabrezza e cofano – dopo la lite con il minorenne.