Pubblicato il: 02/10/2014 alle 18:46
Alessandro Giugno
“Quando nel 2010 consegnammo orgogliosamente alla città il “Piano della raccolta integrata dei rifiuti”, frutto della convenzione tra LEGAMBIENTE e CONAI e redatto gratuitamente dai massimi esperti nazionali del Consorzio, pensammo ingenuamente che i nostri sforzi avrebbero consentito a Caltanissetta di fare il salto di qualità, raggiungendo livelli di differenziata d'eccellenza con i relativi abbattimenti dei costi e qualità del servizio”. Sul Piano Rifiuti adottato nei giorni scorsi dalla Giunta Ruvolo, una voce fuori dal coro arriva dal circolo di Legambiente Caltanissetta presieduto dall'architetto Alessandro Giugno che in un documento ripercorre le tappe del piano proposto dall'associazione ambientalista e rimasto nel cassetto del Comune.
“Si, perché il piano CONAI, il Consorzio Nazionale Imballaggi, è appartenente a quella famiglia di piani virtuosi, fondati su un sistema di raccolta differenziata porta a porta “spinto”, che è notoriamente il sistema di raccolta che ottiene maggiori risultati, anche perché arreca il minor “fastidio” ai cittadini.
E' il sistema che – per capirci – ha consentito a molti dei 1328 comuni italiani che hanno superato il 65% di raccolta differenziata di farlo, a piccole città come Salerno di giungere al 68% di differenziata in pochi anni e che oggi viene adottato sull’intero territorio comunale di Milano, nonostante la dimensione territoriale ne renda meno semplice l'attuazione – spiega il presidente del circolo ambientalista -. Èil sistema a cui sono approdati i comuni che hanno sperimentato soluzioni alternative, dall’esito evidentemente insoddisfacente. Ma la dura realtà con la quale all'epoca dovemmo confrontarci, era costituita da amministratori che evidentemente avevano prospettive diverse per la città. Infatti, dopo avere riposto il piano CONAI in un cassetto e incaricato consulenti e progettisti, “prorogato la proroga” per il servizio di spazzatura e raccolta (per evidenti meriti!), consegnarono alla storia un “piano sperimentale” che si caratterizzava per una serie di leggerezze metodologiche e di debolezze progettuali, che proponeva la riapertura e l'ampliamento della discarica di contrada Stretto (si, proprio la bomba ambientale di cui parla in questi giorni la magistratura), raccolta stradale con cassonetti intelligenti, ed altre amenità che omettiamo in questa sede”.
Secondo il presidente di Legambiente “il piano sperimentale esitò nel “Piano di intervento dell’ARO”, che la giunta Campisi approvò immediatamente prima della scadenza del mandato, ed inviò al competente Assessorato Regionale, per l’approvazione.
Tuttavia l’insediamento del nuovo Sindaco, sensibile alle tematiche ambientali e promotore dei processi di democrazia partecipata, dava nuova linfa alle nostre speranze, tanto che quando nei giorni successivi l’insediamento, “ritirò” il “Piano di intervento” per adeguarlo alle mutate condizioni, esultammo dalla gioia!
Ma trascorsi mesi di silenzio da allora, apprendiamo dalla stampa che il nuovo “Piano di intervento dell’ARO” è pronto, che è in continuità con il piano ritirato di cui mantiene l’impianto ed il medesimo “team di progettazione”, privilegia la raccolta in isole ecologiche, centri di raccolta e cassonetti intelligenti, limitando il porta a porta al centro storico, la frazione cittadina con minore densità abitativa !
Ci chiediamo, allora, quali sono le motivazioni per cui il Piano CONAI è stato anche questa volta disatteso, anche in virtù del fatto che avrebbe potuto essere disponibile immediatamente: i dirigenti del Consorzio hanno garantito a Legambiente la loro disponibilità ad adeguarne i contenuti all’attualità in tempi strettissimi (una o due settimane)”.
Per Alessandro Giugno, inoltre, è fondamentale instaurare un rapporto privilegiato con il Consorzio “soggetto apicale nel sistema nazionale, interessato al buon funzionamento della gestione integrata e che acquista dal Comune gli imballaggi recuperati attraverso la differenziata, costituisca un’importante opportunità per la Città. Si consideri inoltre, che l’accordo sottoscritto, prevede che il Consorzio contribuisca al 50% delle spese da sostenere per la comunicazione – che nel caso di porta a porta ha una certa incidenza – e che gli eventuali maggiori costi della fase di start up sarebbero rapidamente ammortizzati dai maggiori ricavi ottenuti dalla vendita degli imballaggi e dai minori costi di conferimento in discarica.
Riteniamo di scarsa lungimiranza – osserva Alessandro Giugno a nome di Legambiente – rinunciare a questa opportunità, che sia necessaria discontinuità con il passato, nella forma e nella sostanza, e chiediamo alla giunta di confrontarsi con i cittadini nelle loro forme di rappresentanza organizzata, affinché si possano avviare quei processi partecipati di gestione della cosa pubblica, specialmente quando si tratta di riformare sistemi comportamentali consolidati”.