Pubblicato il: 26/04/2018 alle 10:59
Nelle prime ore del giorno, i poliziotti della Squadra Mobile di Caltanissetta – Sezione Criminalità Organizzata, in collaborazione con quelli del Commissariato di Gela, hanno dato esecuzione a 10 misure cautelari in carcere, emesse dal G.I.P. c/o il Tribunale di Caltanissetta, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, a carico di: Salvatore Graziano Biundo, cl. 1980, già detenuto; Massimo Castiglia, cl.1980; Alberto Di Dio, cl. 1993; Orazio Davide Faraci, inteso “Davidino”, cl.1994, già detenuto; Angelo Gagliano, Cl.1991; Davide Pardo, cl.1981, già detenuto; Carmelo Vella inteso “Franco”, cl.1961; Graziano Vella, cl.1989, già agli arresti domiciliari; Majch Vella, cl.1986 e Rosario Vitale, inteso “Dodò”, cl.1990. Gli arrestati, a vario titolo,sono responsabili di associazione per delinquere finalizzata alla detenzione, traffico e spaccio di stupefacenti e all’alterazione – rendendo idonee allo sparo armi giocattolo o a salve – alla vendita, cessione di armi comuni da sparo, con l’aggravante di avere commesso i fatti al fine di agevolare l’associazione mafiosa denominata cosa nostra operante a Gela e sul resto del territorio siciliano. Le indagini sono state condotte dalla Squadra Mobile, diretta dal Vice Questore Aggiunto d.ssa Marzia Giustolisi, e coordinate dalla D.D.A. presso la Procura della Republica di Caltanissetta, e sono state avviate, sin dal luglio del 2013, quando Roberto Di Stefano decideva di collaborare con la giustizia, fornendo, fin da subito, importanti informazioni sulle organizzazioni mafiose di Gela e su alcuni soggetti adusi a modificare armi da fornire anche alle organizzazioni mafiose e al traffico di droga. L’attività investigativa ha permesso di riscontrare che tutti gli indagati si erano associati con Pardo Davide (nipote del Di Stefano) e Schembri Giuseppe, esponenti mafiosi dell’ala Rinzivillo di “Cosa Nostra” gelese – per i quali si è proceduto separatamente – quantomeno con riferimento all’associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti al fine di agevolare “Cosa Nostra” gelese. Va precisato che Pardo Davide e Schembri Giuseppe, secondo quanto è emerso dalle operazioni di polizia denominate “Malleus” e “Fabula”, dove erano stati oggetto di custodia cautelare, nonché alla luce dei successivi processi conclusisi con importanti condanne, già risultavano rilevanti esponenti di “Cosa Nostra” gruppo Rinzivillo, dediti, tra l’altro, alla gestione del traffico di stupefacenti nel centro gelese. Queste ultime indagini, non soltanto hanno offerto un ulteriore riscontro a tali risultanze, ma hanno, anche, permesso di identificare gli altri soggetti che li coadiuvavano nello svolgimento dell’attività criminale, ben consapevoli di offrire il loro contributo operativo ad importanti esponenti della consorteria mafiosa. L’approvvigionamento dello stupefacente avveniva per il tramite di soggetti di altre province siciliane (Ragusa). In paese, gli esponenti della consorteria criminale hanno dato vita allo smercio sistematico e diffuso sul mercato di Gela di sostanza stupefacente del tipo cocaina e marijuana. Inoltre, l’attività tecnica ha consentito di rilevare il particolare attivismo di Vella Carmelo e dei suoi figli, Majch e Graziano, nella gestione di un vero e proprio laboratorio utilizzato per la trasformazione di armi inoffensive in armi idonee allo sparo che destinavano alla rivendita, in particolare a Pardo Davide e a Faraci Orazio Davide i quali, con frequenza, si approvvigionavano di armi e munizioni presso i Vella. Questi ultimi, in particolare, acquistavano alcune parti meccaniche, necessarie per modifiche delle armi, da soggetti di Catania. Veniva così riconosciuta una vera e propria associazione criminale dedita alla commissione di più reati in materia di illecita fabbricazione, porto e detenzione di armi. Tanto per quest’ultima associazione criminale, che per quella finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, è stata contestata la circostanza aggravante consistita nel fine di agevolare la famiglia di Gela dell’organizzazione mafiosa “Cosa Nostra”, cui il Pardo risulta essere affiliato. Le stesse investigazioni hanno permesso di addivenire ad alcuni arresti e perquisizioni correlati con le indagini che si andavano svolgendo e che hanno fornito, di volta in volta, adeguato riscontro all’ipotesi investigativa. Ad oggi, il Di Stefano Roberto non è più collaboratore di giustizia ma le indagini hanno permesso di acquisire prove certe a carico degli odierni arrestati. Le perquisizioni hanno dato esito positivo. Presso l’abitazione di Vella Carmelo e Vella Graziano sono state rinvenute cartucce e parti meccaniche necessarie per modificare le pistole giocattolo (molle, canne) all’interno di un laboratorio in cui venivano effettuate le modifiche delle armi.