Pubblicato il: 21/11/2013 alle 10:52
Rino La Mendola
Gela, Niscemi, Resuttano, Caterina Villarmosa, sono questi i Comuni della provincia di Caltanissetta a maggiore rischio sismico. Il dato allarmante è stato reso noto di recente dal Capo del Genio Civile di Caltanissetta Rino La Mendola, il quale ricorda che la Giunta della Regione Sicilia, con delibera del 19 dicembre 2003, ha confermato Gela e Niscemi tra i Comuni della Provincia di Caltanissetta in zona a rischio sismico medio-alto (zona 2), aggiungendo anche i Comuni di Santa Caterina Villarmosa e Resuttano, non compresi nella precedente classificazione sismica (vecchi decreti sino al 1984).
La stessa delibera ha classificato in zona a rischio medio-basso (zona 3) i Comuni di Butera, Mazzarino e Riesi; mentre i rimanenti 15 Comuni sono stati classificati tra quelli a bassa sismicità. Molti di questi sono comunque “abitati da consolidare” ai sensi della Legge n°445 del 1908 e dell'articolo 2 della legge sismica (n°64/74). Tra questi vi è il capoluogo di provincia, Caltanissetta, ed i quattro comuni, appartenenti al “Distretto Sismico dei Monti Sicani”, Acquaviva Platani, Campofranco, Mussomeli e Sutera, che unitamente ai Comuni di Cammarata, Casteltermini e San Giovanni Gemini, della Provincia di Agrigento, venerdì scorso sono stati interessati da una scossa sismica di magnitudo 2.2.
Bisogna investire nella prevenzione , è il parere del Capo del Genio Civile nisseno che ricorda come la nuova normativa sismica varata nel 2008, dopo il terremoto che ha colpito l'Abruzzo, ha introdotto, per gli edifici di nuova costruzione, una “vita nominale” (o vita utile), che solitamente oscilla tra i 50 ed i 100 anni, in relazione alla destinazione d'uso. Durante tale vita nominale, sottolinea, la ditta proprietaria deve garantire l'esecuzione delle opere previste dal Piano di Manutenzione allegato all'autorizzazione rilasciata dallo stesso Genio Civile, al fine di assicurare l'efficienza della struttura. Scaduta la vita nominale, l'edificio dovrà essere sottoposto a nuove verifiche per valutare la necessità di eventuali lavori di consolidamento o di adeguamento che si dovessero rendere necessari al fine di conseguire un'ulteriore periodo di vita utile. Il dispositivo introduce finalmente l'importante principio della manutenzione programmata per le nuove costruzioni, ma non risolve il problema della sicurezza delle costruzioni realizzate prima dell'entrata in vigore delle norme tecniche del 2008, che occupano ovviamente gran parte del patrimonio edilizio esistente; costruzioni che, seppure non siano state all'epoca realizzate per resistere ad eventi sismici, oggi non vengono sottoposte ad alcuna verifica periodica sulla stabilità delle strutture.
“In tal senso – conclude Rino La Mendola – il parlamento nazionale, competente in materia di normativa sismica, dovrebbe urgentemente istituire uno strumento di monitoraggio come quel fascicolo fabbricato che gli Ordini Professionali dell'area tecnica chiedono da tanti anni: una sorta di libretto sulla salute dell'edificio esistente, con particolare riferimento all'efficienza delle strutture e degli impianti, da aggiornare con una cadenza almeno quinquennale, ad opera di tecnici regolarmente abilitati, con l'obiettivo di monitorare le condizioni di sicurezza del patrimonio edilizio esistente e di scongiurare il rischio che ci si accorga dei problemi strutturali delle costruzioni esistenti soltanto dopo il loro collasso, come è già accaduto tante volte, con il coinvolgimento di incolpevoli vite umane”.