Pubblicato il: 13/02/2021 alle 20:54
La composizione del Governo Draghi per metà di esperti e per metà di politici non è stata quella grande rivoluzione che qualcuno si aspettava.
Probabilmente è stata una scelta obbligata: Draghi deve pur poter contare su una larga base in Parlamento!
In pratica esattamente quello che aveva “suggerito” Mattarella, grande autore nel delicato momento politico.
Oggi abbiamo unità delle forze democratiche del Paese e fondi che ci derivano dall'Unione Europea per ben 209 miliardi di euro.
Un vero e proprio piano Marshall che nel dopoguerra contribuì a ricostruire l'Italia in macerie e che oggi potrebbe servire a ricostruire l'Italia dopo la pandemia che l'ha ridotta in ginocchio.
Il Recovery Fund può servire anche al rilancio dell'Italia per quanto riguarda la green economy, la transizione ecologica, le comunicazioni veloci, ma anche per le infrastrutture grandi e piccole, tutti settori in forte ritardo rispetto agli altri paesi europei.
Non dimentichiamo che l'Europa ha dato delle precise direttive a cui dobbiamo attenerci, la principale delle quali è il superamento delle differenze in termini di sviluppo, di reddito pro capite e di moderne infrastrutture tra Nord e Sud.
Anche il grande professore Draghi si dovrà attenere a queste direttive se non vuole mandare tutto in fumo!
In più, i progetti che dovrebbero essere realizzati con il Recovery Plan vanno visti e pensati come “riforme” realizzate nella più ampia condivisione partitica, nel lungo termine.
Non si può pensare, ad esempio, di costruire infrastrutture che servano solo per la mobilità attuale, ma dovranno avere un respiro tale da essere all'avanguardia per molti anni a venire.
Non si può pensare al Ponte sullo Stretto per farci passare biciclette e monopattini, ma progettare in vista dell'alta velocità e considerando il ruolo della Sicilia come base logistica del Mediterraneo, mare d'Europa, piattaforma delle merci, ma soprattutto crogiolo di civiltà, di popoli e simbolo di pace.
Allora ci chiediamo se ministri non del Sud (nessuno è siciliano e calabrese), abbiano del Mezzogiorno e della Sicilia una visione, se hanno capito che l'Italia riparte solo se funzioneranno tutti e due i motori, quello già avviato del Nord e quello ancora da avviare del Sud.
Chi può vigilare, chi può intervenire, chi può far valere il suo peso se non una federazione delle regioni del Mezzogiorno, capace di dialogare con il Governo Centrale e l'Europa, indirizzando le scelte programmatiche, promuovendo quelle infrastrutture indispensabili in una visione moderna e innovativa del Mezzogiorno, come avamposto strategico e culturale dell'Europa nel Mediterraneo e come interlocutore privilegiato per i popoli in crescita del nord Africa.
Salvatore Giunta
Consigliere Nazionale
Unità Siciliana LE API