Pubblicato il: 21/05/2020 alle 10:50
“Salvatore sai è uno che fa tanti regali, tante cose come la penna, la cravatta, le cose, però lo sapimmu che è un po' tirchieddu … allora io 483 piuttosto …spingere p’aviri 250.000 euro in più da lui … ok?”. E’ una delle conversazioni intercettate dalla Guardia di Finanza nell’ambito dell’inchiesta denominata “Sorella Sanità” condotta dalla Guardia di Finanza. A parlare sono Fabio Damiani, attuale direttore dell’Asp di Trapani e all’epoca dei fatti, responsabile della Centrale Unica di Committenza della Regione siciliana (CUC) nonché presidente della commissione della gara per i “servizi di pulizia, servizi integrati e servizi accessori in ambito sanitario per gli enti del servizio sanitario regionale”, del valore complessivo di 227.686.423.22 euro e Salvatore Manganaro, un faccendiere indicato dagli investigatori come referente di Damiani. La gara doveva essere aggiudicata a Salvatore Navarra, presidente del consiglio di amministrazione, nonché socio di maggioranza della PFE Spa, una società leader nel settore delle pulizie, che ha quale epicentro dei propri affari la Sicilia mentre il suo centro operativo è a Caltanissetta, con sede legale a Milano. Navarra, secondo gli inquirenti, avrebbe stretto un patto corruttivo con Damiani e Manganaro, per aggiudicarsi questa gara. Vi sono numerosissimi passaggi nei quali Damiani e Manganaro discutono a priori, e cioè “a tavolino”, dei punteggi da attribuire alle offerte, in modo da fare risultare vincenti le ditte FER.CO e PFE entrambe aventi sede a Milano. L’obiettivo è quello di far aggiudicare a queste due aziende i lotti più rilevanti economicamente, ovvero quelli di Palermo, Catania e Caltanissetta. Scommettevano su entrambi i “cavalli” (le ditte FER.CO e PFE), secondo logiche spartitorie dei lotti e convenienze in termini di tornaconto economico e “politico”. Per l’aggiudicazione della gara da 227 milioni di euro, Navarra, avrebbe pagato a Damiani, la somma di 750mila euro. A fare da intermediario sarebbe stato Manganaro. Inoltre l'imprenditore nisseno aveva manifestato la sua intenzione di allontanarsi dalla Sicilia e mirare ad ottenere appalti in altre regioni.