E’ uno “scherzo che mette paura”, è ” la nuova sfida” tanto in voga tra gli adolescenti in questa fine estate. Il Samara Challenge è un “gioco” che nasce traendo ispirazione da The Ring, film del 2003 diretto da Gore Verbinski e consiste nel travestirsi da Samara Morgan, la ragazzina protagonista della pellicola horror, e girare per le vie della città spaventando i passanti. Il tutto ovviamente con tanto di riprese e foto da postare poi sui social nella speranza che diventino virali. Dopo Catania, Palermo, Cagliari, e altre città, ieri sera è stata la volta di San Cataldo. Quello che è partito come un gioco si è poi trasformato in uno scherzo di pessimo gusto e, adesso, rischia di scatenare una vera e propria psicosi. Per questo abbiamo chiesto ad uno psichiatra, Fabio Di Pietra, responsabile del reparto di Psichiatria dell'ospedale "Barone Lombardo" di Canicattì, quali sono le cause e quali potrebbero essere gli effetti di questa nuova sfida.
Dottore Di Pietra come nascono questi fenomeni e cosa possono scatenare?
Devo dire che dal poco che so di questa vicenda – ho dato un'occhiata sul Web – mi sembra di capire che si stiano verificando dei fenomeni di emulazione su un "gioco" che consente di avere una visibilità – i famosi 15 minuti di celebrità – anche a ragazzi, a giovani che per altri versi non avrebbero modo di averla. E' un fenomeno da sempre esistito nel mondo adolescenziale (e non solo) e, tutto sommato, in questo momento è certamente meno pericoloso di quello che è stato il fenomeno dei sassi lanciati dal cavalcavia un po' di anni fa. Però è anche vero che parlare di questo induce e rafforza il fenomeno, nel senso che, il ragazzo che vuol fare questa "zingarata" – per definirla come nel film "Amici miei" – vedendo che produce un effetto nell'essere ripreso, mandato in onda, che ne parla la stampa, ne parlano i media, è rinforzato e altri saranno spinti ad emulare questo comportamento che potrebbe anche indurre terrore, panico, conseguenze ansiose in soggetti particolarmente fragili, per cui un'attenzione al fenomeno va sicuramente prestata.
Quindi potrebbe suscitare particolare terrore in anziani, bambini o persone che, particolarmente ansiose, possono camminare sole per la città e imbattersi nel personaggio?
Sì questo può succedere. Ovviamente ogni cosa che appartiene alla dimensione ludica (del gioco, dello scherzo) comporta poi un rovescio della medaglia in cui le conseguenze a volte travalicano di parecchio ciò che era stato previsto da chi mette in atto questi comportamenti. E' vero che tante volte non si pensa alle conseguenze ma si pensa più al far qualcosa che fa notizia, che fa divertire, soprattutto se architettata in gruppo, pensata per gioco e soprattutto per la possibilità di avere una rapida diffusione grazie al web. Viviamo in un'epoca in cui sembra che tutto ciò che non è visibile e documentabile sul web non esiste. Anni fa bisognava far qualcosa che richiedeva sacrifici e sforzo per avere la visibilità desiderata, adesso dobbiamo fare i conti con questi tempi, con questi fenomeni, che – dato che non possiamo determinare – dobbiamo imparare a gestire e governare in maniera da non fare danno o da limitare i danni il più possibile.
Dottore Di Pietra che adolescente è l'adolescente dei giorni nostri? Migliore o peggiore rispetto a quello di qualche anno fa?
Non credo siano cambiati radicalmente. L'adolescenza è un'età travagliata, problematica, ma anche ricca, di scoperte e di fermento, soltanto che alcuni riferimenti e modelli che oggi si impongono sono meno filtrati, vagliati, dai genitori e dagli adulti in generale. C'è una fruizione facile e diretta di un sovrappiù di informazioni, di modelli, a volte distorti, a volte fuorvianti, provenienti dal Web. Basta avere uno smartphone a portata di mano e si fruisce con un clic di una serie di indicazioni, suggestioni che a volte, inducono effetti negativi, se non discussi, filtrati ed elaborati. A questo va aggiunto che gli adolescenti sono abbastanza suscettibili all'effetto del gruppo, della banda, che si viene a creare, perché qualcuno nel gruppo incarna il desiderio di ciascuno di dar sfogo a pulsioni che sono presenti in tutti quanti. Quindi, come può avvenire che in uno stadio un giovane possa aggredire il tifoso della squadra avversaria perché incitato all'odio, dagli slogan – magari da solo a casa sua non lo avrebbe mai fatto – allo stesso modo, nelle altre dimensioni, nella fenomenologia adolescenziale, c'è questo aspetto rilevante per cui in un gruppo non organizzato, non strutturato, si tende a mettere in atto comportamenti che il soggetto individualmente non avrebbe attuato o avrebbe maggiormente ponderato.