Pubblicato il: 25/11/2023 alle 17:08
(di Vincenzo Falci, Giornale di Sicilia) Erano accusati, ma l’impianto non ha retto, di averlo riempito di botte per prendergli la pensione del figlioletto disabile. Un migliaio di euro in tutto o poco meno. Una rapina violenta che, secondo l’originaria tesi accusatoria, due sancataldesi avrebbero messo a segno ai danni del papà di un ragazzino affetto da grave disabilità. Ma il teorema della procura, adesso, si è infranto contro la decisione del giudice. Sì, perché alla fine sono stati assolti per quella che un tempo veniva indicata dal codice come insufficienza di prove. E nonostante su loro piovessero pesanti richieste di condanna, alla fine, il cinquantatreenne Giovanni Piazza e il quarantenne Michele Amico (assistiti dall’avvocato Gianluca Amico) sono usciti indenni dal processo con rito abbreviato a loro carico per rapina e lesioni aggravate.
Che si sarebbero consumati, secondo la contestazione della procura, ai danni di un romeno che fin da giovane vive a San Cataldo e che sarebbe stato picchiato e derubato dell’assegno unico e di accompagnamento per il figlio affetto da una grave disabilità. E per loro il pm Leo Scorza, al termine della requisitoria, ha chiesto la condanna a 8 anni e 4 mesi ciascuno e multe tra 2.500 e 2.700 euro a testa. Richieste di pena che, con lo sconto di un terzo per via del rito abbreviato con cui hanno chiesto e ottenuto di essere giudicati, sarebbe stata al netto di 5 anni e 7 mesi, oltre a 1.800 euro di multa ognuno.
Ma il gip Valentina Balbo, accogliendo la teoria difensiva, li ha assolti ritenendo che vi sia un dubbio di «insufficienza» o «contraddittorietà» della prova. È alla sera del primo settembre dello scorso anno che risale la vicenda su cui, secondo il giudice, aleggerebbero coni d’ombra. È stata la stessa vittima del presunto pestaggio a raccontare che quella sera, tutti e tre, dopo avere bevuto qualcosa in un bar di San Cataldo, si sarebbero messi in auto in direzione di Canicattì, per andare in un altro locale. Ma percorsi pochi chilometri, lungo la statale 640, all’altezza dell’ex bowling di contrada Favarella, Amico si sarebbe fermato con l’auto e dal bagagliaio avrebbero afferrato una mazza. Con quella avrebbe picchiato il malcapitato, mentre l’altro, Piazza, si sarebbe preoccupato di prendergli il portafogli con dentro 980 euro in banconote. Soldi della pensione per il ragazzino prelevati la mattina allo sportello postale. Soltanto a quel punto lo avrebbero fatto risalire in auto per riaccompagnarlo a San Cataldo. Ma poi, a più riprese, si è presentato ai carabinieri per denunciare e poi per ritrattare quelle accuse, prima per timore di ritorsioni, poi sostenendo di essere stato solo ubriaco.