Pubblicato il: 16/06/2024 alle 12:43
Gli eventi di quest’ultima settimana ci inducono ad una riflessione sul nuovo assetto amministrativo e anche sul nostro operato politico, inducendoci a concludere che, col senno di poi, la scelta di non far più parte di questa amministrazione di avventurieri è stata sì dolorosa, ma certamente azzeccata.
Ma andiamo con ordine. L’ennesima sostituzione di alcuni assessori è la ormai chiara e lampante dimostrazione che il sindaco non riesce a far squadra, e se questa triste realtà poteva trovare una qualche giustificazione nei primi mesi di amministrazione, ad oltre metà mandato è la prova provata dell’assoluta incapacità di far valere il suo peso e dell’inadeguatezza di chi ci guida.
Il gruppo politico (CSS? Primavera Sancataldese?) che esprime più esponenti politici (ben due assessori e due consiglieri, tra cui il Presidente del Consiglio) che votanti ha dimostrato in più occasioni di tenere in ostaggio il primo cittadino e di condizionare – purtroppo negativamente – l’intera attività amministrativa, nel totale smarrimento del Movimento 5 stelle, che pur avendo espresso il sindaco, 3 consiglieri e un assessore (buono per ogni stagione), non riesce assolutamente a contrastare il predominio e la voglia di imporsi degli altri.
Tutto ciò ha finora determinato l’alternarsi di ben sei assessori nei due rimanenti posti in giunta e il disgregarsi dell’originaria maggioranza, a cui si è posto rimedio raccattando i voti dell’originaria opposizione, che in cambio si è vista donare i 2/3 dei componenti della FUA spettanti alla maggioranza e che ora sembra anche essere entrata prepotentemente in giunta, con i due assessori neodesignati.
In questo contesto, appare risibile il voler minimizzare del sindaco, in risposta alle giuste critiche di chi gli rimprovera la mancanza di lungimiranza e la scarsezza dei risultati fin qui conseguiti.
Noi registriamo nelle parole di Comparato il maldestro e ormai usuale tentativo di scaricare sugli altri (in questo caso sui malcapitati assessori dimissionari o, meglio, dimissionati) la responsabilità dell’insuccesso, confermato dalle accuse di scarso rendimento rivolte a Di Salvo e Di Marco da qualche esponente della maggioranza, che non li ha ritenuti all’altezza degli altri 3 inamovibili componenti di giunta (Guttilla, Giarratano e Citrano).
Intravediamo pure, nella decisione di ridistribuire le deleghe e di ridimensionare qualche assessore finora considerato intoccabile, così come nella scelta dei nomi dei nuovi assessori, un timido tentativo del primo cittadino di divincolarsi dalla morsa in cui finora è stato stretto e di ufficializzare il sostegno proveniente dall’opposizione diventata maggioranza.
Insomma, pare di capire che nella seconda metà della legislatura il tradimento del risultato elettorale sarà completo e manifesto, e prevarranno le logiche di sopravvivenza e di gestione alla meno peggio delle emergenze, in cui questa amministrazione ha dimostrato di essere campione.
Auguriamo ai neoassessori Zimarmani e Falzone un buon lavoro e auspichiamo che il loro ingresso in giunta possa determinare quel cambio di passo ormai non più differibile.
Il movimento Le Spighe ritiene ancora oggi necessario che l’amministrazione renda noto alla cittadinanza cosa intende fare, stabilendo l’ordine delle priorità e i tempi di attuazione, a partire dalla gestione in maniera incisiva della grave crisi idrica, per proseguire con la definizione del contratto di quartiere Santa Fara, la gestione del cimitero, la riqualificazione del centro storico, il decoro urbano e la salvaguardia della quieta pubblica, la sanità e l’Ospedale Raimondi, l’IPAB, nonché la valorizzazione delle tradizioni e la promozione del nostro patrimonio culturale, artistico e paesaggistico anche attraverso la realizzazione della “red line”. I Sancataldesi sono stanchi delle chiacchiere e delle beghe di palazzo e, a quasi 3 anni dall’insediamento dell’amministrazione, vogliono vedere i risultati!
Comunicato a firma del Movimento Le Spighe
questo il risultato di una legge elettorale sbagliata che va a ledere i diritti dei cittadini. mi riferisco a livello nazionale. se ci sarebbe un briciolo di onestà politica ci si chiederebbe il perché il 52 percento degli aventi diritto al voto si rifiuta di andare alle urne.