Pubblicato il: 22/05/2021 alle 18:39
In queste settimane ho avuto modo di incontrare molti miei concittadini e di confrontarmi con loro sul tema delle elezioni amministrative di autunno. Ho ribadito il mio impegno e l’invito a lavorare tutti insieme per la nostra comunità, superando per quanto possibile le divisioni e partendo dalle idee e dai progetti. È il tempo della sintesi, della ragionevolezza e dell’equilibrio. Ma c’è una cosa di cui mi vado convincendo sempre di più: non vale la pena di provare a spenderci per il nostro Comune, se prima non ritroviamo l’orgoglio di essere sancataldesi. Per questo, prima di rimboccarci le maniche, è necessario riflettere sulla storia della nostra città e sulla sua identità. Non per celebrare il passato, né per rimpiangerlo, ma per ritrovare fiducia in noi stessi e nelle nostre capacità.
San Cataldo vanta una tradizione politica di tutto rispetto. Come tutti sappiamo, il primo presidente della Regione siciliana è stato un sancataldese, Giuseppe Alessi, che tanto lustro ha dato al paese. Ricordo tra gli altri anche l’onorevole Francesco Pignatone e il senatore Arcangelo Russo. Tutti personaggi politici di grande spessore, apprezzati anche al di là dei confini regionali. Va detto anche che la centralità politica di San Cataldo a livello regionale è continuata negli anni quasi senza interruzioni. Senza dare giudizi di valore che non mi competono, mi limito a rilevare un dato di fatto: la nostra comunità, al centro della Sicilia, è stata sempre capace, e lo è ancora, di dare un contributo rilevante alla politica regionale e nazionale.
Sul versante economico e sociale, non possiamo dimenticare le grandi opere legate alla presenza del movimento cattolico: la Casa del Fanciullo, i salesiani, la cassa rurale e quella operaia, l’ospedale, il Boccone del Povero. La lista delle figure eminenti di quel periodo è lunga. Solo per citare qualche nome: il notaio Fascianella, l’avvocato Cammarata, il senatore Vassallo.
Penso sia giusto ricordare anche le figure della spiritualità che tanto bene hanno fatto per la crescita morale della popolazione: da Marianna Amico Roxas a Luigi Di Forti, da Padre Pirrelli al canonico Pagano. Non va dimenticato inoltre che San Cataldo ha dato cinque vescovi alla Chiesa, l’ultimo dei quali è stato Cataldo Naro, arcivescovo di Monreale, le cui spoglie riposano nella nostra Chiesa Madre.
Tra i motivi d’orgoglio vi sono anche l’estro proverbiale della nostra gente e il talento artistico e letterario: poeti, pittori, architetti, musicisti. Per non parlare della bravura delle maestranze, degli artigiani, della loro invidiabile laboriosità. Se vogliamo ritrovare coraggio e fiducia non possiamo non pensare ai nostri imprenditori: alcuni di loro oggi esportano il nome di San Cataldo fuori dai confini nazionali. In molti hanno scommesso sulle risorse della nostra terra, come il vino, l’olio e i grani. Penso inoltre alle intelligenze trapiantate all’estero, soprattutto giovanili, nelle università italiane e in centri professionali di eccellenza.
Di che cosa possiamo e dobbiamo ancora essere orgogliosi? Dell’impegno di molti nostri concittadini a favore dei più deboli, per esempio i portatori di handicap e gli anziani. Quanta passione, quanta abnegazione disinteressata!
Penso poi alle associazioni sportive, calcistiche e non, alle associazioni di volontariato, ai gruppi giovanili che con entusiasmo tengono alta la memoria del sacrificio delle vittime della mafia e promuovono la cultura della legalità. Penso alla Consulta giovanile e al bel progetto presentato di recente per dare un nuovo volto alla nostra villa comunale. Penso alle associazioni culturali, come la Amico Medico. Penso alla prestigiosa presenza del Centro Studi Cammarata, a varie iniziative editoriali e alla nostra Biblioteca Comunale intitolata a Bernardino Giuliana.
Dobbiamo essere orgogliosi della nostra cultura, anche gastronomica. E dobbiamo anche essere orgogliosi di gruppi social che dimostrano il desiderio di partecipazione e l’interesse per la vita quotidiana del paese. Sono sicuro di non aver detto tutto quello che c’era da dire, e me ne scuso. Ma soprattutto sono sicuro che essere sancataldesi è motivo di orgoglio. E se è vero che le turbolente vicende locali degli ultimi anni hanno aggravato la situazione sociale cittadina, è anche vero che è possibile ripartire. Ma il primo passo – ripeto – è riscoprire l’orgoglio e la bellezza di essere Sancataldesi.
Giuseppe Scarantino