Pubblicato il: 29/09/2013 alle 11:14
Eccoci qui, 29 settembre, a chiedere a San Michele la sua protezione, a pregarlo di non distogliere mai il suo sguardo da questa città. A vigilare su di lei e su chi vi abita, grandi e piccini. Amministratori e popolo. Benestanti e sventurati. Scacciata la peste, c'è un altro cancro da estirpare. Èil nostro egoismo provincialistico. Quello che ci sta lentamente uccidendo, che ci toglie il respiro, che non dà vita. Che ci caccia nei bui tunnel, piuttosto che nei luminosi orizzonti. Ecco ciò che ci manca: una meta da raggiungere, un sogno da realizzare.
Caltanissetta e la sua gente da anni sono stritolati da una politica priva di idee ma perennemente impegnata a gestire soltanto, spesso malamente e talvolta con eccessivo ritardo, una emergenza dopo l'altra. Un microcosmo dove c'è spazio per tutti, schiacciato però da una mancanza di orgoglio cittadino, che ci spinge a gettare la cicca imbruttendo così le nostre strade. Orgoglio che ha un moto e ci lascia meravigliosamente a bocca aperta quando nella cittadina che dista pochi chilometri dalla nostra ci preoccupiamo di trovare un cestino per sbarazzarci della carta da buttare. Ci salvi da questa barbarie, il nostro Patrono. Punti il suo sguardo sugli uomini di buona volontà, e ve ne sono tanti che non vogliono andare via da qui, tanti creativi, tante intelligenze, tanti nomi eccellenti che vogliono ancora scommettere nonostante le delusioni, i pregiudizi, le continue critiche. Le porte sbattute in faccia che feriscono più di profonde coltellate.
San Michele illumini gli invidiosi, gli egoisti, i malpensanti, chi nulla fa ma tutto distrugge intorno a sé. Che uccide Caltanissetta giorno dopo giorno. Sono tanti, tantissimi. Nascosti ad ogni angolo. La peste, d'altronde, ha soltanto assunto un'altra forma più micidiale. Al di là della festa patronale impressa sul calendario, auguri a questa città, ai nisseni che non si arrendono e a quelli che la mortificano. Ne abbiamo davvero bisogno.