Pubblicato il: 27/05/2019 alle 10:05
Novità su Sclerosi Multipla, Ictus, demenza e emicrania. Si confronteranno su questi temi esperti da tutta Italia e di fama internazionale che da ieri sono impegnati nel congresso "Highlights in Neurology II" organizzato dal presidente regionale della Società Italiana di Neurologia Michele Vecchio che si sta svolgendo a Pantelleria. Ad aprire il congresso con una Lectio Magistralis sul "Trapianto delle cellule staminali una realtà proiettata al futuro" il professore Gianlugi Mancardi, Clinica Neurologica Università di Genova, Presidente della Società Italiana di Neurologia-SIN.
Professore Mancardi questa è la Settimana della Sclerosi Multipla, quanti sono i malati in Italia e qual è l’incidenza della malattia?
La Sclerosi Multipla è una malattia molto frequente che colpisce, come esordio, le persone tra i 20 e i 40 anni. Noi sappiamo di avere circa 120 mila pazienti in Italia. E’ una malattia che colpisce più il sesso femminile che quello maschile, perché come tutte le malattie autoimmuni è più frequente nelle donne con un rapporto di circa 3 a 1. Di questi 120 mila pazienti e abbiamo circa 20-25 mila pazienti che hanno un’importante disabilità cioè non sono in grado più di camminare, sono in carrozzina, e 7 mila pazienti che sono sostanzialmente allettati e hanno perso l’uso dei quattro arti. La situazione grazie alla ricerca sta cambiando radicalmente perché abbiamo ora a disposizione più di 15 diverse terapie che sono modulabili tra quelle più leggere, e quindi con un migliore profilo di sicurezza, e quelle più pesanti, più efficaci ma con qualche problema per ciò che concerne la sicurezza.
Qual è il futuro? Quali le nuove terapie in arrivo?
Il futuro, che poi è già presente, è quello intanto di fare la diagnosi precocemente e questo non è difficile perché in Italia abbiamo un sistema sanitario e dei centri di Sclerosi Multipla molto attivi e all’avanguardia sparsi diffusamente in tutto il territorio nazionale, comprese le isole. In Sicilia ve ne sono molti particolarmente efficienti. Quindi fare una diagnosi precoce, iniziare subito una terapia importante, lasciando perdere i farmaci meno efficaci, controllare costantemente la situazione clinica e la risonanza magnetica in maniera tale da essere sicuri che la malattia sia il più possibile ferma e andare avanti così cerando di tenere la malattia il più possibile inattiva e cercando di evitare le ricadute. Ora noi abbiamo in questo momento la possibilità di fare una cosa del genere, dobbiamo farlo però all’esordio della malattia e non aspettare che la malattia entri in una fase progressiva, cosa che succede in genere 10 o 15 anni dopo l’esordio della malattia, perché la fase progressiva ha dei meccanismi di danno che sono diversi rispetto alla fase infiammatoria e lì abbiamo meno armi. Quindi bisogna agire subito, quando il paziente sta ancora bene e lì fare le terapie importanti e non perdere anni altrimenti il paziente non lo recuperiamo più bene.
Lei nel corso della sua Lectio Magistralis ha parlato di cellule staminali. Chi può sottoporsi a questo tipo di cure?
Noi intendiamo una chemioterapia che poi seguita dalla reinfusione di cellule staminali ma non per ricostruire il sistema danneggiato ma per evitare che il paziente rimanga in aplasia midollare dopo la chemioterapia. Questa è una terapia che è sperimentata da ormai 40 anni, 20 anni sono stati dedicati allo studio nell’animale, negli ultimi 20 anni nel mondo tutti i grandi paesi hanno lavorato a questo tipo di approccio che però è dedicato a quel 10-15% di persone con Sclerosi Multipla molto aggressiva. La terapia funziona su questo non vi è alcun dubbio. Quindi ci troviamo in una situazione ideale dove abbiamo terapie tradizionali molto efficaci e quando, nei casi molto aggressivi non sono efficaci, abbiamo questa arma che è il trapianto autologo che però ha degli effetti collaterali. Ha un rischio di mortalità intorno all’1%, quindi è tutt’altro che banale, e va fatta solo su pazienti selezionati. Stanno partendo nel mondo, Stati Uniti, Inghilterra, Nord Europa e anche in Italia degli studi di fase III randomizzati che ne dimostreranno alla fine l’efficacia.