Pubblicato il: 17/07/2013 alle 08:55
La nostra città di Caltanissetta come ogni altra città dell’odierna società appare sempre più spesso un campo minato per le relazioni di coppia: lo dimostra l’esercito di single tra i miei coetanei e il numero crescente di separazioni e divorzi. Ormai gli aspetti istituzionali del matrimonio, quelli morali o di necessità delle precedenti generazioni che condizionavano la stabilità dei sistemi di coppia hanno lasciato il posto ad altri importanti aspetti relazionali inerenti agli ideali di coppia quali amore, affetto, reciproca comprensione e benessere. Perché c’è il bisogno di “essere in coppia?” Si tratta innanzitutto di una scelta che coinvolge due persone con una storia comune a cui intendono darvi riconoscimento formale o pubblico, attraverso una serie di norme esplicite o non espresse le quali regolano l’intimità, l’aiuto reciproco, la divisione di ruoli, la fedeltà. Le ragioni per la nascita di una coppia sono il risultato di molteplici livelli interconnessi: il biologico per la prosecuzione delle specie; quello sociale al fine di assumere un ruolo e uno status riconosciuto dalla società (fidanzato, marito, moglie, compagno); la spinta evolutiva del “ciclo vitale” dove entrambi i partner ormai adulti rispondono al bisogno di emanciparsi dalla propria famiglia di origine; infine i bisogni psicologici di intimità, vicinanza, protezione, amore, condivisione, rispecchiamento e riconoscimento nell’altro. Appena nasce la coppia questa segue sul piano psicologico una evoluzione a tre stadi: 1) l’innamoramento detta fase della “luna di miele” dove ciascun partner non vede l’altro per quello che è ma a partire dal proprio ideale; 2) la seconda fase coincide con il “risveglio” e con la delusione quando l’uomo che ci aveva fatto sognare o la donna che credevamo perfetta disattendono le nostre aspettative ed è proprio in queste coppie che si instaurano circoli viziosi fatti di reciproche recriminazioni e costanti tentativi di cambiare l’altro; 3) infine poche coppie arrivano a raggiungere l’ultima fase chiamata “dell’accettazione” dove si rinuncia alla pretesa di cambiare l’altro poiché le differenze diventano la risorsa della coppia piuttosto che un fattore discriminante.
Come nasce una coppia?
Secondo il modello di Jackson e di Mosconi tutto dipende dal “quid pro quo” che stabilisce i diritti e i doveri di coppia: letteralmente significa “qualcosa per qualcos’altro” e si riferisce ad una sorta di patto tra contraenti dove ogni parte riceve qualcosa in cambio a ciò che da all’altro. Il “Quid” si riferisce a tutto ciò che un partner ritiene di trovare nell’altro (chi mi protegge, chi mi ammira, chi mi sostiene ecc), il “Pro Quo” è l’aspettativa di cui investiamo l’altro. Le difficoltà di coppia sono proprio il risultato dell’accettazione di una sorta di contratto sottinteso, immutabile e che non diviene mai oggetto di discussione nella coppia. Secondo Freud nell’”Introduzione al Narcisismo” la scelta di un compagno è guidata da un desiderio compensativo, nel quale l’altro dovrebbe rispecchiare ciò che il partner vorrebbe essere, altre volte scegliamo un partner nella speranza che ripari la relazione carente o insoddisfacente con i propri genitori. In sintesi quando scegliamo di “metterci accanto una persona” lo facciamo ripetendo quanto appreso nelle nostre famiglie su cosa voglia dire essere fratello, figlio, padre, coniuge, genitore oppure cercando una relazione compensatoria che ci risarcisca di un’esperienza insoddisfacente con i propri genitori.
Modelli di coppia: legami e conflitti
Andrea Mosconi attraverso la sua esperienza come terapeuta sistemico relazionale per la coppia ha individuato differenti modelli di relazioni tra i partners a partire dalla gestione del potere nei ruoli. Fanno parte del primo gruppo quelle coppie caratterizzate da relazioni di dipendenza dove un partner con una posizione più debole o passiva si affida all’altro che accetta una posizione più forte direttiva o di guida. La coppia sembra muoversi secondo questo “Quid pro Quo” un contratto che stabilisce tra i membri questa dinamica: un partner chiede di essere salvato, aiutato, cambiato, l’altro assume il ruolo dominante e cerca di assolvere a queste richieste (ti cambierò, ti salverò ecc). La crisi in questi modelli di coppia sopraggiunge dinnanzi ai cambiamenti della vita che comportano un capovolgimento nei ruoli dove il partner dipendente assume un ruolo più attivo e aggressivo nel richiedere sostegno mentre l’altro non riesce più a soddisfare queste aspettative divenendo più distaccato e indipendente. Si spezza dunque il contratto di dipendenza. Queste relazioni scompensano spesso quando evolvono le carriere professionali che garantiscono indipendenza e potere economico: entrambi i partners assumono un ruolo che appare paritario ma non vogliono rinunciare alla relazione di dipendenza. Un secondo gruppo di coppie presentano una relazione che nasce come paritaria: un modello di coppia è chiamato “della solidarietà” l’altro è definito come modello di coppia “competitivo”. Nel primo modello rientrano quei partner che avevano occupato un a posizione di secondo piano all’interno della famiglia d’origine e nutrono aspettative di “risarcimento” da queste insoddisfazioni nella relazione con il compagno e con la sua famiglia. Il loro ”contratto di coppia” parte dall’ideale di poter essere l’uno il sostegno dell’altro secondo un rapporto di reciprocità. In queste coppie i livelli elevati di reciproca insoddisfazione comportano distacco emotivo che culmina con la nascita di un figlio o dinnanzi a cambiamenti significativi quando uno dei due partner si sottrae al contratto di solidarietà lasciando l’altro sprovvisto di appoggio. Statisticamente queste coppie risultano conflittuali ma non arrivano alla separazione principalmente per l’assenza di appoggio proveniente dalle loro famiglie originarie verso cui nutrono rancori e rimpianti. Il secondo modello di coppia detto “competitivo” potrebbe essere riassunto dal motto “ci amiamo perché siamo liberi e dinamici”. Si tratta di individui provenienti da sistemi familiari nei quali occupavano posizioni di prestigio ma anche rapporti di forte dipendenza. La nascita della coppia viene vista come la possibilità di raggiungere indipendenza ed emanciparsi: entrambi i partner per contratto stabiliscono di mantenere la libertà conquistata. Tuttavia dinnanzi agli aspetti fondamentali della coppia che attengono ai doveri, il sistema entra in crisi e i partners hanno difficoltà ad accettare relazioni di dipendenza o tutti quegli aspetti che ostacolano il senso di libertà come la convivenza, la rinuncia ad hobbies ed attività solitarie, infine la nascita di un figlio. In genere le coppie che hanno questo tipo di modello competitivo sono le più aggressive e conflittuali poiché entrambe le parti occupano posizioni di potere, pertanto le rotture, i divorzi e le separazioni sono inevitabili. Si tratta di un modello comune e piuttosto paradossale “facciamo coppia restando indipendenti”: tuttavia quando il partner non mette in secondo piano le proprie scelte esistenziali dedicandosi alla nuova famiglia crolla il sistema relazionale.
In conclusione in ogni coppia ognuno sceglierà quel Quid che avvicina all’altro ma sarà sempre il pro Quo dunque il tipo di regole ideali di coppia sui ruoli e sui diritti-doveri a dare la giusta stabilità alla coppia. Ritengo che una cosa soltanto ad oggi può garantire l’impegno a stare insieme: l’unico “Pro quo” valido deve essere l’amore.
“Amore non è guardarci l'un l'altro, ma guardare insieme nella stessa direzione”.
Antoine de Saint Exupéry
Per approfondimenti
Freud S. (1986), Introduzione alla Psicoanalisi, 1914-17, Opere, Vol 8 Bollati Boringhieri, Torino
Jackson D. (1965) Regole familiari: il quid pro quo coniugale. Tr it in: Watzlawick P., Weakland J., La prospettiva Relazionale, Astrolabio, Roma 1978
Mosconi A., Gallo L., Stefabnini G., Psicoterapia sistemica con le coppie. I paradossi del Qud pro Quo: esempi clinici, Connessioni n°26, Maggio 2011, Edito dal Centro Milanese di Terapia della Famiglia srl.