Pubblicato il: 22/03/2025 alle 12:29
Venerdì 21 marzo 2025, primo giorno di Primavera, il TAR di Palermo,accogliendo le richieste del Comune di Serradifalco (Caltanissetta), ha disposto una perizia tecnica per valutare la persistenza delle condizioni ambientali affinché sia possibile realizzare un discarica – ovvero un impianto di trattamento meccanico biologico dei rifiuti indifferenziati – in contrada Martino, nel territorio comunale di Serradifalco. La perizia è stata affidata all’Ufficio Regionale del Genio Civile di Catania. La nuova discarica fu autorizzata nel 2019 e da allora i lavori sono andati piuttosto a rilento. Questo, anche per le numerose segnalazioni e proteste, avanzate dai cittadini, per le criticità rilevate sul territorio, a seguito delle quali, il sindaco di Serradifalco, Leonardo Burgio, ha incaricato l’avvocato Antonio Campione di proporre un’istanza motivata per la rivalutazione dell’impatto ambientale della discarica di contrada Martino. In estrema sintesi, questo è ciò che è accaduto sino ad oggi.
Ma, noi di Italia Nostra, non possiamo non chiederci: è lecito, è giustificabile, è opportuno autorizzare e realizzare una discarica, in Sicilia, nell’anno 2025? Il sistema di smaltimento dei cosiddetti “rifiuti” (bisognerebbe definirli “materiali post consumo”) basato sulle discariche è ormai ampiamente superato. E persino il Piano per la gestione dei rifiuti della Regione Siciliana, voluto dal presidente Schifani, non prevede più la costruzione di nuove discariche. E allora di cosa stiamo discutendo? Stiamo discutendo di un’ulteriore, scriteriato impianto industriale, ad alto impatto, in un territorio già colpito, danneggiato dagli impianti minerari dei decenni scorsi, e dalle altre discariche realizzate in anni più recenti.
Ormai dovrebbe essere chiaro a tutti: l’unica strada percorribile, l’unica strada utile, proficua nella gestione dei rifiuti, è quella della raccolta differenziata e del riciclo, capace di attivare forme virtuose e diffuse di economia circolare. Insomma: il processo in atto nella Sicilia Centrale, nel Nisseno, legato ad un nuovo modello di sviluppo basato sull’agricoltura di qualità, su produzioni artigianali e industriali sostenibili e su nuove forme di turismo ambientale e relazionale, va incoraggiato e difeso da ulteriori attacchi al territorio, senza tentennamenti e ambiguità.
Professore Leandro Janni, presidente regionale di Italia Nostra Sicilia