Pubblicato il: 14/10/2014 alle 09:07
Le associazioni di categoria CGIL – CISL – UIL esprimono forti preoccupazioni per l'imminente scadenza di tanti servizi pubblici che ruotano nel settore dei servizi sociali. La stessa preoccupazione viene espressa, da tempo, rispetto al controllo che la pubblica amministraziome (Comune e ASP) dovrebbero, per legge regionale e nazionale, esercitare nei confronti di società, consorzi e associazioni che, attraverso appalti, progetti e convenzioni, gestiscono servizi importanti di cura alle persone meno fortunate, disabili fisici e mentali in prima istanza.
Da mesi sosteniamo che va concertata la giusta programmazione dei servizi ad iniziare dall'assistenza agli anziani a quella dei disabili, al trasporto che spesso subisce interruzione, alla gestione dei disabili mentali ospiti di varie case famiglie.
Da anni, il sindacato, chiede ai Comuni di fare il punto della situazione per evitare che gli operatori, da soggetti che prestano aiuto e assistenza, diventino essi stessi soggetti da aiutare e assistere. Questo, purtroppo, è ciò che da anni si verifica, a tal punto che operatrici e operatori di svariate cooperative, ciclicamente protestano sempre per lo stesso motivo: retribuzioni percepite in ritardo.
“Come accade spesso in Italia il cane si morde la coda, un circolo vizioso che una buona politica dovrebbe evitare, mentre cooperative, consorzi e associazioni danno priorità al versamento dei contributi Inps e Inail al fine di avere il Durc (documento unico regolarità contributiva) regolare ed evitare il blocco della liquidazione e relativo pagamento delle fatture presentate, facendo viaggiare con troppi mesi di ritardo l'erogazione delle retribuzioni”.
Tutte le cooperative consorzi e associazioni incontrate in provincia di Caltanissetta dal Consorzio – spiegano i rappresentanti delle associazioni di categoria -, sono pronte a certificare il debito e tutte attribuiscono il ritardo dei pagamenti alla lentezza che i Comuni dimostrano di avere nei confronti delle stesse.
“Il sindacato – concludono Ignazio Giudice, Emanuele Gallo e Vincenzo Mudaro – ovviamente non può sottacere al caso emblematico al quale è stato relegato il destino dell'Ipab Antonietta Aldisio, struttura bistrattata dalle Istituzioni nella quale gli operatori devono ricevere 14 Mensilità. Se questo non è il volto della vergogna diteci voi di cosa si tratta”.