Pubblicato il: 22/07/2022 alle 08:44
È stata una scelta «inevitabile», il voto del Senato e, soprattutto, le modalità di quel voto hanno reso chiaro che non c’era spazio per altre maggioranze. Sergio Mattarella accompagna – visibilmente contrariato – Mario Draghi nel laborioso processo di dimissioni e scioglie le Camere sancendo la fine anticipata della legislatura. Si voterà domenica 25 settembre, di fatto l’unico giorno possibile in base alle regole che concedono un massimo di 70 giorni dal giorno dello scioglimento ma anche un minimo di 60 per permettere le complesse operazioni di presentazione delle liste e una giusta campagna elettorale.
Un periodo lungo, al quale si aggiungeranno altre settimane per la formazione del nuovo governo e che permetterà quindi al premier Mario Draghi – naturalmente in carica per gli affari correnti – di continuare a guidare il Paese per circa altri quattro mesi. Da qui nasce l’appello preoccupato del presidente della Repubblica che, dopo aver firmato il decreto di scioglimento, compare agli italiani per ricordare quanto la situazione sia difficile e per sensibilizzare i partiti a collaborare con il presidente del Consiglio nonostante la campagna elettorale si annunci spigolosa.
«Il Governo – premette Mattarella – incontra limitazioni nella sua attività, ma ha gli strumenti per operare in questi mesi prima che arrivi il nuovo esecutivo. Non sono possibili pause – sottolinea – nel momento che stiamo attraversando, i costi dell’energia hanno conseguenze per famiglie ed imprese, vanno affrontate le difficoltà economiche, ci sono molti adempimenti da chiudere nell’interesse dell’Italia». E se non fosse stato abbastanza chiaro si rivolge direttamente ai partiti che hanno voluto questa crisi agostana: «mi auguro che – pur nell’intensa, e a volte acuta, dialettica della campagna elettorale – vi sia, da parte di tutti, un contributo costruttivo, riguardo agli aspetti che ho indicato; nell’interesse superiore dell’Italia».
Un invito a fare, a non fermarsi, a non disperdere i fondi europei che necessitano ancora di leggi e riforme. Appello immediatamente raccolto da Mario Draghi che nel Consiglio dei ministri assicura il suo massimo impegno ed altrettanto chiede ai suoi ministri, molti dei quali dei partiti che non gli hanno dato la fiducia.
«L’Italia ha tutto per essere forte, autorevole, credibile nel mondo. Ora dobbiamo mantenere la stessa determinazione nell’attività che potremo svolgere nelle prossime settimane, nei limiti del perimetro che è stato disegnato».
Parole motivazionali alle quali Draghi aggiunge una garbata frase dedicata a chi gli succederà, quasi a voler esorcizzare quell’accusa di aver preteso «pieni poteri» che tanto l’ha ferito: «Dobbiamo far fronte alle emergenze legate alla pandemia, alla guerra in Ucraina, all’inflazione e al costo dell’energia. Dobbiamo portare avanti l’implementazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, anche – ricorda a tutti i suoi ministri – per favorire il lavoro del Governo che ci succederà».
C’è tempo per i saluti, aggiunge tornando sui tanti dossier aperti. Come quello sul decreto aiuti bis sul quale palazzo Chigi è pronto ad intervenire perchè si tratta di temi importanti per i cittadini come energia e bollette.
Non sarà facile però essere laboriosi in un clima che si sta surriscaldando nel volgere di una giornata, come dimostrano le parole di Enrico Letta alla Bbc: «credo che sia stata una vergogna, l’Italia è stata tradita perché quei partiti che hanno deciso di non votare la fiducia al governo lo hanno fatto soltanto per interessi egoistici». Dall’altro lato la scelta di Forza Italia di affossare Mario Draghi non è certo piaciuta a tutti: lo dimostrano le defezioni di Maria Stella Gelmini, Renato Brunetta e Andrea Cangini. Alle quali in serata si è aggiunta anche la ministra Mara Carfagna: prendo le distanze da Forza Italia e avvio una riflessione politica, ha spiegato.