Pubblicato il: 18/06/2020 alle 17:11
“A Caltanissetta per il primo anno fui letteralmente parcheggiato in quanto non venni coinvolto in nessuna attività del nucleo. In poche parole ero isolato. All’inizio mi chiesi il perché visto l’esperienza che avevo maturato, ma non me lo spiegai”. Lo ha detto questa mattina, nel corso del processo sul cosiddetto Sistema Montante che si celebra in ordinario nei confronti di 17 imputati, il maggiore Antonino Costa in servizio presso il nucleo spese pubbliche Roma. “Fui trasferito a Caltanissetta a settembre 2010 fino a fine luglio 2012 presso il nucleo di polizia tributaria. Ero comandante – ha continuato il maggiore Costa – della sezione tutela finanza pubblica del nucleo, nel nostro gergo ‘sezione verifiche’. Fu il colonnello Ardizzone a confermarmi l’assegnazione a questa sezione, data dal fatto, mi disse, che ormai ero avanti con l’età era un incarico più tranquillo. Il rapporto di conflittualità è esistito dall’inizio perché qualche domanda la facevo sul perché non venivo impiegato in nulla. Ma erano scontri in cui io come inferiore gerarchico potevo solo obbedire. Non espletavo il mio compito che era quello di controllare le pattuglie, leggere i verbali di verifica, etc. Scavalcai il maggiore Ettore Orfanello perché quando provai a parlargli capii che era impossibile. Mi disse che decideva lui. A quel punto vado dal colonello Ardizzone che mi disse ‘adesso ci penso io’. In realtà venni convocato dal maggiore Orfanello che mi fece un ulteriore ‘cazziatone’, dicendomi che lo avevo scavalcato”. Nel corso del controesame l’avvocato difensore del maggiore Ettore Orfanello, Giuseppe Dacquì (nella foto), ha dimostrato però, mediante produzione documentale, che su circa 50 verifiche fatte in quel periodo, 38 erano state fatte proprio dal maggiore Costa.