Pubblicato il: 24/02/2022 alle 13:33
“L’attività tecnica dimostra che a fine giugno 2015 Silvana Saguto e il marito Lorenzo Caramma avevano in arrivo quasi 10 mila euro di debito con la carta di credito e non sapevano come pagarlo. Volete dirmi che due persone che hanno un tesoretto di denaro contante a casa perdono settimane a parlare di somme che avrebbero potuto tranquillamente versare? Se avevano il tesoretto della banda bassotti sotto il letto come mai non pagavano la luce, la carta di credito?”
Continua la requisitoria della Pm Claudia Pasciuti rappresentante dell’accusa nel processo sul cosiddetto “Sistema Saguto” che si celebra in Appello nell’aula bunker del carcere di Caltanissetta. La pm si è soffermata sui 20 mila euro che secondo l’accusa sarebbero stati consegnati dentro un trolley dall’amministratore giudiziario Gaetano Cappellano Seminara la sera del 30 giugno 2015 quando l’ex presidente della sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo, Silvana Saguto e il marito Lorenzo Caramma erano in grosse difficoltà economiche.
Secondo la ricostruzione della difesa quella sera Cappellano Seminara si era recato in casa dei due coniugi per consegnare la bozza di un piano industriale. Ma per l’accusa questa tesi non regge. I giudici nelle motivazioni sulla vicenda del trolley avevano sottolineato come “La cronologia dei contatti che si sono susseguiti tra Cappellano e Saguto dall’8 al 30 giugno 2015 dimostra che la visita effettuata da Cappellano Seminara presso l’abitazione di Saguto la sera del 30 giugno 2015 alle 22,35 aveva come precipuo scopo la consegna del denaro ripetutamente richiestogli dalla Saguto nel corso delle conversazioni intercettate”.
“Perché Silvana Saguto – ha continuato la Pm – il 4 agosto aveva di nuovo bisogno di soldi se avevano già versato denaro contante per ripianare il debito? A un certo punto Silvana Saguto parla con il figlio Elio e gli dice che la loro situazione economica era arrivata al limite e successivamente affermava che dovevano fare una parlata tutti quanti. La stessa Saguto ammette che spendevano, 14 mila euro al mese, molto più di quanto guadagnavano. E’ chiaro che la sera del 30 giugno Cappellano Seminara andò da Silvana Saguto per metterle nella sua disponibilità qualcosa che doveva darle personalmente: cioè i soldi che l’indomani Silvana Saguto e Lorenzo Caramma avrebbero versato. E non mi dica Cappellano Seminara che si trattava della bozza informale del piano industriale perché quest’ultima poteva essere inviata via mail. Tra l’altro questo è un documento articolatissimo e invece Cappellano Seminara si trattiene solo pochi minuti. In cosa si esplica il rapporto corruttivo? Nel fatto che Silvana Saguto era impegnata ad adottare una serie di atti che interessavano Cappellano Seminara e lui ad assicurarle supporto economico, che si estrinsecava da un lato nelle nomine di Lorenzo Caramma ma anche nella fornitura di denaro contante”.