Pubblicato il: 26/07/2014 alle 16:13
Aveva tanto di uccidere un conoscente dopo una lite sparandogli un colpo in pieno viso. Un omicidio che era stato sventato solo grazie alla prontezza della vittima che si era coperta con un braccio e aveva riportato la frattura scomposta di omero e ulna. Per questo agguato ieri la squadra mobile ha tratto in arresto Salvatore Cimò, originario della provincia di Caltanissetta di 62 anni. L'accusa è di tentato omicidio e detenzione e porto di arma da fuoco. Il drammatico episodio era avvenuto nel pomeriggio del 18 maggio a Genova tra via Lodi e via Piacenza in Valbisagno.
Cimò era in regime di semilibertà dal carcere di Marassi perchè doveva scontare l'ergastolo per aver ucciso nel 1977 un carabiniere che stava scortando il suo compagno di batteria Cesare Chiti, noto bandito degli anni '70 che comandava una gang di rapinatori insieme a Marietto Rossi. Cimò aveva trovato lavoro come meccanico e poteva uscire di giorno ma alle sera alle 21 doveva rientrare in carcere. La vittima dell'aggressione, Salvatore Mancuso, anche lui siciliano di 59 anni si era però rifiutato di collaborare alle indagini negando la circostanza e dicendo di “essere stato colpito da una proiettile vagante” mentre camminava.
Atteggiamento omertoso che ha fatto scattare la denuncia per favoreggiamento. Le indagini della squadra mobile tramite intercettazioni telefoniche dello stesso Mancuso hanno portato a ricostruire il quadro e raccolto gravi elementi di colpevolezza ai danni di Cimò. All'origine del tentato omicidio ci sarebbe stato una lite per futili motivi tra i due che avrebbe portato Mancuso a colpire Cimò con un pugno e questo a fare fuoco contro di lui. L'ordinanza di custodia cautelare chiesta dal pm Biagio Mazzeo e disposta dal gip Baldini e stata eseguita ieri nel carcere di Marassi dove il siciliano si trova perchè sta scontando l'ergastolo. Nel frattempo alla luce dell'indagine il tribunale di sorveglianza ha revocato a Cimò il regime di semilibertà.